[Video] La cittadinanza digitale. Oltre l’alfabetizzazione: prospettive etico-sociali e innovazione didattica, un intervento di Rivoltella

di Maria Cristina Garbui

[Video] La cittadinanza digitale. Oltre l’alfabetizzazione: prospettive etico-sociali e innovazione didattica, un intervento di Rivoltella

[Video] La cittadinanza digitale. Oltre l’alfabetizzazione: prospettive etico-sociali e innovazione didattica, un intervento di Rivoltella


Martedì 8 dicembre 2020 il professor Pier Cesare Rivoltella, direttore CREMIT e presidente SIREM, è intervenuto all’interno della prima sessione del Corso di Educazione Civica Digitale erogato dall’ISREC (Istituto di Storia Contemporanea) di Piacenza per trattare de La cittadinanza digitale. Oltre l’alfabetizzazione: prospettive etico-sociali e innovazione didattica.

Riportiamo qui alcuni passaggi salienti dell’intervento del professor Rivoltella nel dialogo con Carla Antonini (Direttrice ISREC).

Quale rapporto tra cittadinanza digitale e cultura attuale? Quale il ruolo dei media e dei social media all’interno del nostro panorama?

Nella società attuale i media svolgono un’azione di mediatizzazione: si dice che i media siano diventati “indossabili”, in quanto ci accompagnano nella vita di tutti i giorni in quasi tutti i momenti.

Il passaggio dalla società dell’informazione alla società informazionale (Floridi, 2017) decreta una rivisitazione dell’informazione per cui, oggi, le informazioni sono parte della realtà, entrano a costituire la realtà che viene pensata a partire da determinate condizioni dettate dai dati, dalle informazioni e dai media stessi.

Cosa si intende con il termine cittadinanza digitale? Quali dimensioni del costrutto?

La cittadinanza digitale si articola su tre dimensioni:

Alfabetica: essere cittadini digitali significa poter accedere alla realtà adottando alfabeti tecnici e linguistici specifici, disporre di competenze informatiche di base e governare le grammatiche e la sintassi dei media digitali.

Culturale: essere cittadini digitali prevede di accedere al piano dei significati che devono essere costruiti rispettando e conoscendo gli alfabeti di base.

Etica: oggi ciascuno di noi può produrre dei contenuti e li può collocare all’interno di uno spazio pubblico, gestendo la responsabilità delle conseguenze. Quale pensiero critico ci guida?

Come si può collocare Martha Nussbaum all’interno del panorama pedagogico?

All’interno del testo Non per profitto (2010) di Martha Nussbaum, ci si interroga dei compiti della scuola, chiedendosi se l’istruzione sia per il profitto (scuola che prepara per il mondo delle professioni) oppure per la democrazia. I due pilastri per quest’ultimo tipo di istruzione, in cui crediamo fermamente, sono il pensiero critico (sviluppo di consapevolezza, autocoscienza, capacità di pensiero autonomo) ed il pensiero posizionale (capacità di metterci nei panni degli altri per pensarsi al posto degli altri, sviluppare empatia).

Cosa si intende per Media-Literacy Education?

L’alfabetizzazione mediale nella scuola è centrale perché coinvolge tutte le età (tema della verticalità), già a partire dalla scuola dell’infanzia (Tisseron, 2016) e si inserisce trasversalmente a tutte le discipline, coinvolgendo così tutti gli insegnanti.

Con l’ingresso nella scuola secondaria di secondo grado il percorso di Media-Literacy Education ha, però, la necessità di essere sostenuto anche a livello disciplinare, proponendo un affondo tematico più strutturato.

Cittadinanza digitale e Media-Literacy Education, quali punti di contatto?

Oggi bisogna riuscire a resistere, nel senso che è necessario mobilitarsi in modo permanente per non abbassare mai la guardia e rintanarsi solo nell’osservare invece di intervenire fattivamente in qualità di cittadino. Compito della scuola è quello di creare degli spazi in cui questo protagonismo sia possibile.

Media digitali e social sono autoriali. Come è possibile indurre consapevolezza?

Innanzitutto è necessario educare l’espressività digitale dei nostri ragazzi: a scuola è necessario che si impari a “scrivere in digitale” perché è importante comprendere che esistano diverse grammatiche e sintassi in base alle forme diverse a cui si accede. Tale espressività, inoltre, va privata della dipendenza dalle mode e dagli stereotipi per far attingere allo studente alle sue proprie risorse creative.

Non in ultimo è fondamentale far comprendere agli studenti la distinzione che esiste tra spazio privato e pubblico, sebbene spesso si parli di ibridazione tra questi due spazi sostenendo che i social ci inseriscano proprio in questo contesto di publicy. Abbiamo calcolato bene i rischi possibili prima di postare un contenuto all’interno dei nostri social?

Quali legami si possono stringere all’interno dei social?

L’ambivalenza sottesa tra il concepire il social come spazio di relazioni leggere e disimpegnate e la sua accezione legata, invece, alla volontà di far riemergere un desiderio di comunità per ottenere delle carezze digitali, sintonizzandosi. L’andare verso l’altro è sempre qualcosa di interessante anche dal punto di vista della cittadinanza. Cosa si può fare per cogliere questa nostalgia di legame che emerge dai social per farla crescere, indirizzarla e renderla alla base del capitale sociale di un popolo?

Il curricolo di Cittadinanza Digitale, quali suggerimenti pratici?

Sicuramente un’attenzione da avere è quella di sviluppare la condizione di collegialità a scuola, che talvolta decresce all’interno della progettazione didattico-educativa italiana. Il rischio? La disciplinarizzazione.

Lasciamoci con una domanda: come è possibile costruire una disciplina a scuola senza disciplinarizzarla? Una vera sfida, ma non impossibile.


Per approfondire:

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