Nel 2015 è uscito in Italia Il cervello degli adolescenti, scritto da Frances E. Jensen, capo del dipartimento di neurologia presso la Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania, ed Emy Ellis Nutt, giornalista scientifica del Washington Post. Il libro si presentava come una guida ai genitori su come far “ragionare” i loro figli in piena crescita con l’aiuto delle neuroscienze. Recentemente Brain and Cognition ha pubblicato il nuovo lavoro di un gruppo di ricerca dell’IRCCS Medea – La Nostra Famiglia di Udine, in collaborazione con il Polo di Bosisio Parini dello stesso Istituto, con la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e con l’Università degli Studi di Milano, che ha condotto uno studio di risonanza magnetica funzionale su un gruppo di adolescenti (tra i 14 e i 19 anni) con punteggi di normalità alle scale di valutazione di problemi emotivi e comportamentali o psichiatrici, intitolato The mental simulation of state/ psychological verbs in the adolescent brain: an fMRI study (questo è il link allo studio che è possibile scaricare anche in PDF).
Ancora prima, verso la fine degli anni Novanta l’equipe dell’Università di Parma condotta da Giacomo Rizzolatti aveva scoperto i, cosiddetti, neuroni specchio che presiedono alla percezione cognitiva di un’azione nel momento in cui questa viene compiuta o semplicemente osservata dall’esterno. L’indagine del gruppo di Udine chiedeva invece ai ragazzi di leggere mentalmente un verbo che descrive un’azione oppure un’emozione e di immaginare se stessi in quella specifica situazione: “neuroimaging studies have shown that a strong parallelism exists between the brain network involved in real perception or real action execution and that supporting mental imagery of the same scenes” e, in particolare, l’azione cognitiva riguardante la sfera emotiva ha evidenziato l’attivazione di aree specifiche con attivazioni significativamente elevate nel cervello degli adolescenti.
La responsabile del progetto Barbara Tomasino sottolinea: “I risultati indicano che queste attivazioni somatosensoriali / enterocettive durante l’elaborazione di emozioni non è automatica e non è guidata semplicemente dallo stimolo emotivo, come propone la letteratura; bensì è flessibile ed è modulata dal tipo di compito che i soggetti svolgono”. Per ulteriori approfondimenti, questo è il link all’articolo comparso tra le news dell’Associazione La Nostra Famiglia.