di Laura Comaschi
Nella giornata di venerdì 25 giugno 2021 si è svolta la Giornata di studi a conclusione del progetto di ricerca “Il curricolo di educazione civica digitale per lo sviluppo di competenze mediali” che ha visto coinvolte 19 scuole del primo ciclo, 14 della Lombardia e 5 del Molise, ciascuna accompagnata da un coach.
Il progetto è stato condotto da CREMIT dell’Università Cattolica del Sacro Cuore congiuntamente all’Università degli Studi del Molise ed è stato pensato come ricerca partecipata per la declinazione di un curricolo integrato per lo sviluppo delle competenze mediali nel primo ciclo di istruzione. L’evento aveva lo scopo di presentare i risultati della ricerca e promuovere riflessione a partire dai diversi interventi che si sono susseguiti durante la plenaria della mattinata.
Il convegno ha preso avvio con l’intervento del nostro direttore, il professor Pier Cesare Rivoltella, che, dopo una breve presentazione dell’evoluzione del progetto durante questi tre anni, ha focalizzato l’attenzione del suo discorso principalmente su due concetti:
- cittadinanza integrata. L’idea di una cittadinanza non più separabile dalla altre dimensioni in quanto il digitale è una dimensione naturale delle nostre quotidianità. «L’idea non è di immaginarsi una cittadinanza digitale “a fianco” della cittadinanza tout court ma di pensare alla dimensione del digitale come una dimensione assolutamente integrata a quella della cittadinanza. L’idea di cittadinanza al centro della sperimentazione è un’idea di cittadinanza caratterizzata dalla convivenza di literacies diverse». Rivoltella ribadisce che davanti alla complessità che caratterizza la nostra società bisogna fare i conti con la crisi del pensiero critico superando l’idea tradizionale di decostruzione. Riprendendo le parole di Bruno Latour in “Non siamo mai stati moderni”, le forme tradizionali di critica non bastano più perché «il problema non è decostruire ad nauseam ma passare la tempesta». Pertanto una domanda che ha accompagnato questo percorso di ricerca è come sia possibile immaginare la Media Education come un “vascello” che ci permette di “passare la tempesta”;
- curricolo disciplinare-trasversale attraverso una didattica diretta e indiretta. Rivoltella spiega quanto sia importante lasciarsi alle spalle la prospettiva della separazione tra l’ipotesi di curricolo disciplinare (materia vera e propria) e di curricolo trasversale (attenzione distribuita fra tutte le discipline). Nel nostro paese la prospettiva disciplinare è stata rafforzata dall’introduzione dell’insegnamento di Educazione Civica Digitale, che nell’art. 5 lascia spazio all’educazione civica digitale; Rivoltella evidenzia però che «se la costruzione della cittadinanza digitale rimane appannaggio soltanto dell’educazione civica e degli insegnanti che se ne occupano è evidente come si tolga la possibilità a tutte le altre discipline, a tutti gli altri insegnanti, di recare il proprio contributo a questo riguardo». Il direttore del Cremit sottolinea che è necessario che il curricolo sia costruito attraverso una didattica diretta e indiretta allo stesso tempo. «Non è stato sufficiente insegnare le tecnologie, non è stato necessario insegnare le tecnologie, perché insegnando CON le tecnologie alcune competenze sono passate comunque. Rifarsi consapevolmente alla didattica indiretta come possibilità reale nella scuola credo che sia una delle indicazioni importanti che dovremo mettere a sistema».
A conclusione del suo intervento il prof. Rivoltella comunica che da questo progetto di ricerca e a partire dalle riflessioni emerse durante la giornata, uscirà un volume che vorrà essere un primo tentativo di indicazioni nazionali per un curricolo di Media Literacy Education per il primo ciclo di istruzione.
Il secondo relatore, il professor Filippo Bruni in rappresentanza dell’Università degli Studi del Molise, ha presentato dieci metafore del Web (Rete, Biblioteca, Autostrada, la Cattedrale e il Mercato, Intelligenza collettiva, Nuvola, Sciame, Piazza/torre – La rete/le gerarchie, Panopticon, Wood Wide Web dove il tentativo è quello di trovare «un nuovo equilibrio tra il mondo biologico e il mondo fatto di bit») spiegandone il senso e la loro evoluzione per evitare equivoci nell’utilizzo dei termini usati. Bruni ha sottolineato che la metafora non è un semplice paragone ma ci aiuta a capire quanto non conosciamo, unendolo a quanto già conosciamo.
Successivamente la dott.ssa Livia Petti e la dott.ssa Serena Triacca hanno presentato i primi risultati della ricerca, ragionando in particolare sui processi e indagando i vissuti e sulle rappresentazioni di chi vi ha partecipato. L’analisi dei contenuti e delle proposte curricolari sarà oggetto di restituzione per il volume che verrà pubblicato.
Di seguito sintetizziamo alcuni dati, ricavati dall’analisi di 45 interviste ai docenti, 30 interviste ai bambini della scuola dell’infanzia, 32 focus group a studenti di scuola primaria e scuola secondaria:
- “Internet e il cambiamento in corso” è l’area del sillabo meno sviluppata nelle progettazioni (90 sono le micro-progettazioni realizzate in tutto nei vari gradi di scuola) ;
- si è riscontrata un certa difficoltà da parte dei docenti a costruire il curricolo, soprattutto nel selezionare gli indicatori da inserire. A fine percorso, alcuni insegnanti hanno dichiarato di aver costruito curricoli troppo densi;
- la dimensione alfabetica è una condizione fondamentale di accesso. Tale aspetto è stato enfatizzato soprattutto durante la didattica a distanza;
- la collegialità ha permesso la crescita professionale dei docenti. Il lavoro in team è stato riconosciuto come un punto di forza perché ha permesso di condividere le fatiche. Laddove non c’è stata collegialità, i docenti sperimentatori hanno restituito un’idea di fatica, di delega e di solitudine, sperando in un lavoro più corale e condiviso;
- durante le sperimentazioni è stato favorito un approccio didattico centrato sullo studente, sull’imparare facendo e sull’uso dei media digitali come veri e propri dispositivi autoriali. I bambini si sono sentiti protagonisti e hanno restituito grande soddisfazione. Tra i metodi utilizzati vengono segnalati gli EAS, il cooperative learning e il peer tutoring;
- molte esperienze didattiche iniziano con la somministrazione di questionari e interviste agli studenti per la rilevazione di bisogni che consentono all’insegnante di fare una proposta didattica mirata. Questo è il tipico modo di procedere della Media Education;
- tra i docenti si è riscontrata una certa difficoltà a valutare le competenze mediali che, in quanto tali, si riescono a misurare nel lungo periodo e attraverso delle prove situate come simulazioni e problem solving;
- i docenti richiamano l’urgenza di una formazione in materia di educazione civica digitale. Alcuni insegnanti ammettono di faticare nel riconoscersi pienamente competenti e in grado di incidere in maniera significativa sulla formazione dei ragazzi.
L’intervento del professor Pier Marco Aroldi e del professor Andrea Garavaglia avevano invece lo scopo di promuovere riflessione e aprire lo spazio alla discussione.
Aroldi sottolinea l’importanza di insistere sull’area del Sillabo “Internet e il cambiamento in corso”, cioè sulla dimensione contestuale (riprendendo The bigger Picture di David Buckingham in Un manifesto per la Media education) in quanto il rischio altrimenti sarebbe quello di considerare l’educazione mediale come una educazione a fianco di tante altre. Aroldi afferma che «Il contesto ci dovrebbe ricordare che non è una educazione fra le altre ma è davvero il cuore della trasformazione che stiamo vivendo».
Il professor Aroldi si interroga se la pandemia, invece di essere considerata un incidente di percorso, non sia stata invece occasione per far emergere i processi già in corso, rendendo quindi gli sperimentatori più consapevoli del contesto e delle sue contraddizioni.
La valutazione è un altro tema ripreso da Aroldi: in ottica di cittadinanza «Quali competenze sono state sviluppate? Avere gli indicatori che consentono di misurare lo sviluppo di queste competenze è importante».
Aroldi riflette anche su come la formazione dei docenti, anche a livello universitario, debba avere un’attenzione alla Media Education in termini interdisciplinari, cioè la formazione non deve essere solo di ordine pedagogico, ma anche sociologico, psicologico, linguistico.
Un ultimo spunto rilanciato dal prof. Aroldi riguarda il tema dei diritti di cittadinanza: la cittadinanza digitale è una questione di cultura e quindi di diritti. «Una volta che la questione si ripone in termini di diritti e di formazione ai diritti di cittadinanza anche quella didattica indiretta torna a essere pertinente non solo rispetto al digitale, ma anche rispetto alla cittadinanza. La scuola torna ad essere quel luogo di formazione alla convivenza civile indipendentemente dal fatto che ci sia un curricolo di educazione civica».
Il professor Garavaglia nel suo intervento fa notare quanto la dimensione alfabetica spesso è considerata come àncora di sicurezza; è necessario però lavorare attraverso un approccio globale, in modo che tutte le dimensioni della competenza mediale siano tenute insieme nei processi al fine di non ridurci alla sola logica alfabetica. Ciò richiama «gli insegnanti ad essere sempre più determinati nel riuscire a sviluppare competenze del quale si devono prendere carico perché la società di oggi richiede questo».
Garavaglia ribadisce inoltre quanto sia importante lavorare in collegialità e quanto la contaminazione tra insegnanti sia fondamentale per lavorare in logica diffusa, per costruire un curricolo esportabile e per non cadere nel rischio di creare delle logiche di serie A e serie B tra le scuole: come promuovere la figura dell’animatore digitale?
Il pomeriggio della giornata è stato dedicato al “Mercato delle idee”, un momento di confronto tra i docenti sperimentatori. Suddivisi in quattro workshop online, gli insegnanti hanno potuto presentare i percorsi media educativi attivati nelle loro classi al fine di promuovere confronto generativo e diffondere buone pratiche. Qui è possibile accedere alla documentazione dei percorsi sperimentati di tutte le scuole che hanno partecipato al progetto.