Un approccio di comunità alla Media Education. Cosa serve per costruire un patto educativo territoriale sulla Media Education

di redazione

Un approccio di comunità alla Media Education. Cosa serve per costruire un patto educativo territoriale sulla Media Education

Un approccio di comunità alla Media Education. Cosa serve per costruire un patto educativo territoriale sulla Media Education


di Irene Bagnara e Marco Lo Giudice, corsisti del Master di secondo livello in Media Education Manager (MEM) dell’Università Cattolica che lavorano, per Cooperativa Adelante, nell’ambito delle politiche giovanili e dello sviluppo di comunità nel territorio di Bassano del Grappa (VI).


Nel Project Work “RE-SKIM. Un approccio di comunità alla Media Education”, siamo partiti da una consapevolezza, acquisita in questi anni di lavoro nei territori e maturata proprio durante il percorso del MEM: ossia che la questione media- educativa sia troppo complessa, stratificata e pervasiva per poter essere affrontata nello spazio privato. Necessita di un approccio collettivo, pubblico, e proprio per questo politico, che convochi reti pubblico-private per la costruzione di un patto educativo territoriale sulla Media Education. Nel nostro caso nell’area di Bassano del Grappa, nel vicentino.

I patti educativi, sempre più diffusi tra chi si occupa di sviluppo di comunità, consistono in accordi tra istituzioni locali, educative ed enti del terzo settore per co-programmare azioni stabili di miglioramento educativo in una determinata area territoriale. Si tratta dunque di strumenti che orientano il pensiero e i comportamenti e che contribuiscono a consolidare la comunità educante attraverso l’individuazione di obiettivi comuni. Coerentemente a quest’approccio, il lavoro è stato scritto a quattro mani, a dimostrazione di una necessità profonda nella ME di confrontare più
sguardi.

Abbiamo provato, nelle righe che seguono, a individuare gli “ingredienti essenziali” per questo patto. La metafora culinaria è intenzionale: come in cucina, anche qui non esistono ricette universalmente valide, replicabili ed esatte. Ad elementi imprescindibili si aggiungono “condimenti” altrettanto imprescindibili: accortezze e aggiustamenti dettati da una lettura e comprensione profonda del contesto. Infine, come in cucina, è richiesta una buona dose di flessibilità, creatività e disponibilità a de-costruire convinzioni consolidate per raggiungere un risultato migliore.

  1. La comunità educante: Cooperativa Adelante, l’organizzazione per cui chi scrive lavora, ha costruito negli anni una rete fatta di servizi, enti pubblici come scuole e amministrazioni comunali, imprese e agenzie educative, fondando la collaborazione su bisogni e obiettivi educativi forti, capaci di riunire soggetti diversi a un tavolo per riflettere e agire in maniera congiunta;
  1. Il media educator come tutor di comunità: in questo frame la figura del media educator assume anche la funzione propria dell’animatore socio- culturale di attivazione e facilitazione della comunità;
  2. Tracciare la roadmap: una progettazione del percorso chiara ma flessibile facilita la convocazione della comunità educante e ne sostiene la motivazione;
  3. Partire da quello che c’è già: per la costruzione del patto vengono ripresi i dati raccolti attraverso “Navig-azioni Digitali”, ricerca-azione sulla dieta mediale nell’area bassanese condotta nel 2020-21 da Cooperativa Adelante con la supervisione di CREMIT;
  4. Spazi blended e una piattaforma LMS sulla Media Education: l’allestimento di spazi di lavoro blended, nonché di una piattaforma di
    condivisione dei materiali reperiti e realizzati, sostiene l’accessibilità e la continuità del progetto;
  5. Partire da e con gli adolescenti: parallelamente al lavoro con la comunità educante, un gruppo di adolescenti (ad adesione volontaria o agganciati attraverso la scuola o i servizi) viene coinvolto nella progettazione e realizzazione di una ricerca-azione partecipata che vada a integrare i dati raccolti nel 2020-21 e a far emergere elementi utili alla costruzione del patto;
  6. La RAP: nel metodo della Ricerca Azione Partecipata i giovani non sono solo destinatari ma contribuiscono attivamente pianificando strumenti, metodi e obiettivi dell’indagine e promuovendo un cambiamento nel discorso collettivo sulla ME;
  7. Nuovi spazi di partecipazione giovanile: il lavoro con gli adolescenti
    diventa occasione per sperimentare contesti di partecipazione giovanile concretamente orizzontali, flessibili e ibridi;
  8. Strumenti di monitoraggio e valutazione in itinere ed ex post per
    verificare con regolarità il raggiungimento degli obiettivi e in ottica di rilancio del progetto;
  9. Un hub territoriale sulla ME, ossia un luogo fisico e virtuale al contempo, progettato e realizzato con la comunità educante e i giovani, in cui attivare processi formativi e partecipativi sulla ME. L’hub diventa dunque lo spazio di garanzia del patto, della sua attuale e futura adeguatezza ed efficacia.

Il MEM ha dato struttura e cornice teorica a qualcosa che da anni si respira
lavorando in ambito educativo con i giovani, il mondo adulto, la scuola e il terzo settore. Ci ha permesso di dargli un nome, dei confini, o meglio riconoscere che in questo caso i confini possono essere fuorvianti, addirittura controproducenti; di capire che non esiste una soluzione ma piuttosto una pluralità di approcci, che aiutano ad aprire domande più puntuali e profonde, più che fornire risposte. Il Project Work è stato il tentativo di dare forma a questa pluralità di approcci, di sperimentare
un modello disseminabile e adattabile ai territori e ai tempi.

Bibliografia

Buckingham, D. (2020). Un manifesto per la Media Education. Milano: Mondadori.


Floridi, L. (2015). The Onlife Manifesto: Being Human in a Hyperconnected Era. Londra: Springer International Publishing.

Ripamonti, E. (2018). Collaborare. Metodi partecipativi per il sociale. Roma: Carocci Faber.


Rivoltella, P. C. (2020). Tecnologie di comunità. Milano: Editrice Morcelliana.

Rivoltella, P. C. (2019). Media education. Milano: Editrice Morcelliana.

Salmon, G. (2000). E-moderating: the key to teaching and learning online. Londra: Kogan Page.

Valgolio. E. (2021). Competenza digitale. Uno strumento per il curriculo della Media Literacy Education (MLE), EAS – Essere a scuola, Numero speciale aprile.

Sitografia

Zamagni, S. La missione del “nuovo” Terzo settore? Fare comunità, in Internet, URL:
https://www.vita.it/la-missione-del-nuovo-terzo-settore-fare-comunita/.


Gruppo Educazione del Forum Disuguaglianze e Diversità, Rapporto di Ricerca Patti Educativi Territoriali e percorsi abilitanti. Un’indagine esplorativa, 2021. In internet, URL: https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/patti-educativi-territoriali-e-
percorsi-abilitanti-unindagine-esplorativa/Rete EducAzioni

Documento di sintesi sui patti educativi, 2023. In internet, URL: https://www.educazioni.org/wp-content/uploads/2023/08/PATTI-EDUCATIVI-RETE- EDUCAZIONI.pdf

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