Ubiq2024, gli interventi del Cremit ad “Apocalypse Later”

di redazione

Ubiq2024, gli interventi del Cremit ad “Apocalypse Later”

Ubiq2024, gli interventi del Cremit ad “Apocalypse Later”


La quinta edizione di Ubiq: Ubiquità, Presenza, Distanza, intitolata nel 2024 Apocalypse Later, ha il dichiarato ed ambizioso intento di aprire un tavolo di confronto transdiciplinare (metadisciplinare?) a 60 anni dalla pubblicazione di Apocalittici e integrati di Umberto Eco. L’anno prima, infatti, il semiologo propose all’editore Bompiani una raccolta di saggi, col titolo provvisorio di “Psicologia e pedagogia delle comunicazioni di massa”. Valentino Bompiani accoglie il testo, ma ne boccia il titolo. È lo stesso editore ad assegnare all’intera raccolta il titolo di uno dei saggi, “Apocalittici e Integrati”. Questa scelta genera due effetti dirompenti: spinge Eco a stendere la nota introduzione alla prima edizione, con l’intento di motivare il titolo dell’opera, e regala ai decenni a venire due categorie intramontabili, che immediatamente trovano un posto d’onore nel lungo elenco delle endiadi nazionali (da guelfi e ghibellini a Commodore e Sinclair). Resta nell’ombra l’intuizione di Eco della necessità di una pedagogia delle comunicazioni di massa. A sessant’anni dalla prima edizione di ci muoviamo in uno scenario certamente cambiato, in cui il fenomeno comunicazioni di massa ha assunto un carattere pervasivo che suggerisce di tirar fuori dal cono d’ombra l’idea di una pedagogia delle comunicazioni di massa.

Qui il programma di Ubiq.2024

Il CREMIT interviene con due relazioni, di cui riportiamo gli abstract, e con l’intervento di Simona Ferrari alla tavola rotonda “A-I: Apocalittici, Integrati, Articial Intelligence”.

Eleonora Mazzotti nel “Panel 1: Pedagogia, Didattica, Formazione

Il costrutto performativo agito nell’online. Analisi ermeneutica di interviste in profondità tra riti e corporeità

Il contributo si propone di esplorare i riti e le dinamiche corporee agite durante una lezione online. Attraverso l’analisi delle interviste condotte con docenti esperti nel campo performativo, emergono pratiche rituali che contribuiscono a rinnovare la co-costruzione dell’evento didattico online. Si avanza l’ipotesi di introdurre una competenza performativa esplicita all’interno della formazione docente, promuovendo l’integrazione di questa abilità nelle pratiche educative. L’obiettivo è sostenere i docenti nella gestione degli elementi scenici e drammaturgici della didattica, tanto in presenza quanto a distanza.

Stefano Pasta, Michele Marangi nel “Panel 6: Opera Aperta: Digitale, Democrazia, Scuola

PRODACT: analizzare gli artefatti degli “spettautori” per contrastare la povertà educativa digitale

L’intervento si inserisce nell’ambito degli studi sulla povertà educativa digitale, framework che amplia quello di “divario digitale” e sposta gli obiettivi dalle competenze digitali, spesso declinate su base individuale, alla “Cittadinanza Onlife”. Il contrasto alla povertà educativa digitale si attiva, infatti, quando il gruppo è capace di trasformare le competenze individuali in pratiche sociali e nella costruzione di un vero e proprio design interpretativo e produttivo che coinvolge la classe, la scuola, e/o il territorio fuori dalle mura scolastiche.

In questa direzione verrà presentata la produzione di artefatti digitali alla base del percorso “Connessioni Digitali” realizzato per Save the Children dal Cremit dell’Università Cattolica; in quanto intervento di Media Literacy orientato alla Social Justice, il progetto si focalizza non solo su quanto i ragazzi sviluppano e aumentano le proprie competenze digitali, ma come tale percorso sviluppi un processo di cambiamento positivo dell’intero ecosistema mediatico. In particolare, l’intervento propone lo strumento PRODACT – PROmote Digital Analysis and Competences in Transmedia, nome che è stato attribuito alla griglia di valutazione creata per accompagnare i docenti nella valutazione dei prodotti delle newsroom (voce di wikipedia, petizione, podcast, visual e video storytelling, marketing sociale). Si tratta di una scheda di valutazione dei prodotti comunicativi, articolata in 5 dimensioni (aspetti tecnici e strutturali, aspetti tematici, aspetti stilistici e narrativi, aspetti socio-culturali, generatività) e 8 indicatori. Ogni prodotto comunicativo e narrativo prevede differenti livelli di analisi e interpretazione, che non hanno a che fare solo con una presunta oggettività degli elementi tecnologici, estetici e tematici che costituiscono il prodotto, ma anche con la soggettività interpretativa di chi lo osserva e con le variabili sociali e culturali del contesto in cui è stato prodotto. 

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