Regole in autonomia? L’autoregolazione come strumento educativo

di Elena Valdameri

Regole in autonomia? L’autoregolazione come strumento educativo

Regole in autonomia? L’autoregolazione come strumento educativo


di Federica Pelizzari

Traverso (2012) sostiene che i bambini che hanno una buona regolazione di sè, si sentono più liberi e sono in grado di rispondere meglio a situazioni e comportamenti che non avevano previsto.

E quindi che cosa significa autoregolarsi?

Se volessimo essere precisi, potremmo partire dalla definizione che il Vocabolario Treccani nel 2019 segna per “autoregolarsi”:

autoregolarsi v. rifl. [comp. di auto-1 e regolare-2] (io mi autorègolo, ecc.). – Dal greco αυτορρύθμιση (αυτο, cioè solo e ρύθμιση, regolo). Con riferimento a un sistema (macchina, impianto, dispositivo, processo, ecc.), essere in grado di controllare il proprio funzionamento e di correggerlo, adattandosi così a qualsiasi variazione. Meno com., con riferimento a persone, regolarsi e sapersi regolare da sé, senza essere soggetti a norme e prescrizioni esterne.”

Essere in grado di applicare questa autoregolazione sicuramente dipende da tre fattori:

  1. La competenza emotiva;
  2. La capacità di comprendere gli stati mentali;
  3. Le funzioni esecutive e quindi cognitive che sottendono il problem solving.

Se ci si pensa, nessuno di questi tre fattori può essere sviluppato senza l’aiuto e l’esempio di un adulto, che accanto al bambino lo guida nella metariflessione delle situazioni e lo porta a osservare e agire da solo.

Questi tre fattori e quindi l’autoregolazione possono essere applicati anche all’utilizzo e fruizione dei media da parte di bambini e ragazzi.

Rifacendoci al modello di Tisseron (2016), delle fondamentali tre “A”, intese come accompagnamento, alternanza e autoregolazione, quest’ultima è certamente la più difficile da applicare: ingloba le altre due e presuppone una presa di responsabilità che coinvolge il

bambino/ragazzo stesso nel suo percorso, soprattutto sui media. Lo porta infatti a fare metacognizione, con l’aiuto anche dell’adulto, del suo rapporto con gli schermi e gli suggerisce che è possibile darsi uno stop, un momento per fare altro o per ragionare su quanto ciò che ha fatto lo abbia aiutato e/o fatto crescere.

E allora come potersi muovere per aiutare il processo di sviluppo dell’autoregolazione?

Risulta importante fissare per i più piccoli, ad esempio, delle fasce orarie in cui essi possano venire in contatto con contenuti mediali, come vedere la tv o un qualsiasi formato mediale: a casa si stabiliranno dei momenti nei quali vedere la TV o un DVD, a scuola si penserà a delle micro-attività che si avvalgono dell’utilizzo, ad esempio, di tablet. Con i più grandi può essere chiedere cosa hanno guardato o fatto con gli schermi e chiedere delle loro riflessioni e le loro opinioni, sia a casa che a scuola.

Stabilire dei momenti precisi e definiti nei quali il digitale viene utilizzato e poi metariflettuto è il modo migliore per allenare i bambini e ragazzi a conoscerlo e autoregolarsi su esso e su quello che propone.

Univ. Cattolica del Sacro Cuore
Largo Fra Agostino Gemelli, 1 - 20123 Milano
Tel. 02-72343038 / 02-72343036 (direzione)
info[at]cremit.it


facebook instagram vimeo twitter linkedin telegram

Web site developed by Gianni Messina
© CREMIT tutti i diritti riservati