di Anna Cipriani, Maria Lucia Dall’Olio, Elisabetta Torri, Laureande in Media Education
L’8 Maggio 2021, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, si è tenuto il seminario interdisciplinare “Racconti pandemici. La narrazione dell’emergenza sanitaria: formati, linguaggi e scenari”, rivolto agli studenti del corso magistrale in Media Education.
Durante l’evento sono intervenuti i docenti Michele Aglieri, Don Gianluca Bernardini, Alessandra Carenzio, Piermarco Aroldi e Davide Massaro, ciascuno dei quali ha riportato una case history significativa per esplicare come la produzione mediale abbia reagito e si sia modificata in risposta alla situazione pandemica in essere da più di un anno.
Ospite in aula, per portare la propria testimonianza, Jacopo Pozzi, esperto di comunicazione sportiva e fondatore di “The Owl Post”, sito di storytelling che si pone l’obiettivo di portare una narrativa sportiva in Italia, redigendo racconti basati su interviste esclusive agli atleti.
I contributi sono stati moderati da Pier Cesare Rivoltella, il quale ha successivamente condiviso le conclusioni finali.
L’intervento di Jacopo Pozzi ha messo in luce come alcuni processi, già in atto nel mondo sportivo, siano stati accelerati dalla pandemia: i confini tra nuovi media e sport sono venuti meno, la pratica sportiva è diventata una vera e propria pratica comunicativa, generando quella che Pozzi ha definito una “saturazione della narrativa”. Questo scenario ha
infatti portato ad una serie di rivoluzioni quali l’approdo degli atleti sui social network, che ha amplificato nei tifosi la percezione di essere ad un solo grado di separazione dai grandi campioni, e la trasformazione degli sportivi in esperti di comunicazione digitale, una nuova fonte di guadagno, spesso inibitrice dell’autenticità. Queste sono solo alcune delle dinamiche che hanno indotto gli appassionati a ricercare un nuovo tipo di comunicazione sportiva ibrida e narrativa.
Michele Aglieri ha ripreso la riflessione di Jacopo Pozzi sul tema dello sport, approfondendo tre questioni ad esso legate:
- il pubblico, il grande assente imposto dalla pandemia;
- l’applicazione della regole, modificata dal contesto mediale;
- gli e-sport, in rapida diffusione.
Alla luce di queste dinamiche, il docente ha evidenziato come, dopo la pandemia, anche lo sport sarà un settore da ripensare e riprogettare.
Dal mondo dello sport si è passati poi all’ambito ecclesiale, anch’esso coinvolto nel flusso narrativo generatosi durante l’emergenza sanitaria.
Don Gianluca Bernardini ha proposto la case history riguardante la figura di Don Alberto Ravagnani per trattare la relazione tra Chiesa e comunicazione mediale nell’ultimo anno. La figura religiosamente connotata di Ravagnani, spinta delle esigenze della situazione pandemica, si è servita dei social network più frequentati per cercare di coinvolgere le nuove generazioni e di avvicinarle al mondo della fede, veicolando una rappresentazione “giovane” della Chiesa.
Alessandra Carenzio, spostandosi verso il contesto internazionale, ha riportato l’esempio emblematico del family drama “This is us” prodotto dalla NBC. La serie risulta essere un caso di studio significativo in quanto la pandemia non entra solo nelle dinamiche produttive, ma diviene parte integrante del contesto narrativo. Nella quinta stagione, infatti, i personaggi
affrontano l’emergenza sanitaria, svolgendo un ruolo modellizzante per gli spettatori ed utilizzando gli schermi come mediatori e “tecnologie di comunità”.
L’ambito dell’audiovisivo è stato il focus anche nell’intervento di Piermarco Aroldi, che si è concentrato sul film Contagion (2011), un prodotto cinematografico che ha attratto un ampio pubblico nel corso del 2020 per via della forte analogia tra la trama e l’emergenza epidemiologica da Covid-19.
L’onda di popolarità è stata sfruttata dalla Columbia University, che ha organizzato una campagna di controllo del contagio in cui i personaggi, resi credibili dal ruolo interpretato nel film, vengono proposti come testimonial di comportamenti adeguati.
Se nella produzione televisiva per adulti si sono verificati casi in cui la pandemia è entrata nella narrazione, Davide Massaro ha sottolineato come questo processo non si sia manifestato nell’ambito della Children’s Television, se non in rari casi di prodotti editi da realtà come Università, Comuni e società private di ricerca.
La riflessione conclusiva di Pier Cesare Rivoltella ha messo in luce come dai diversi interventi emergano tre prospettive trasversali:
Questi “racconti pandemici” dimostrano come il sistema comunicativo dei media abbia permesso ai suoi protagonisti di reagire agli ostacoli posti dalla pandemia in atto, attraverso un dinamico adattamento alle circostanze inedite e una progressiva trasformazione dei limiti in opportunità.