Nuove forme di prevenzione: il caso delle Asl Lazio

di redazione

Nuove forme di prevenzione: il caso delle Asl Lazio

Nuove forme di prevenzione: il caso delle Asl Lazio


di Benedetta Uda, studentessa della Laurea magistrale in Media Education

“Generare Benessere: la Peer & Media Education come dispositivo per promuovere salute”. Questo il nome del progetto di formazione, coordinato dal CREMIT e tenutosi il 19 Novembre a Roma, che ha visto coinvolti circa 30 operatori sanitari delle ASL del Lazio. Il lavoro del gruppo, composto da psicologi, infermieri, medici e biologi, è stato guidato da Simona Ferrari ed Eleonora Mazzotti per il CREMIT.

Quello del 19 è stato il primo incontro di un percorso che proseguirà fino alla fine di maggio, orientato a fornire conoscenze, competenze e strumenti pratici relativi alla metodologia Peer & Media. Nei prossimi mesi, gli operatori sanitari dovranno sviluppare le progettazioni per possibili interventi nelle scuole e sono stati previsti dei momenti di incontro e confronto, in cui scambiare idee, possibili strategie e dubbi. Molti dei partecipanti dispongono già di competenze inerenti alla Peer Education, e l’incontro è stato, dunque, un’occasione per interrogarsi rispetto alla propria postura come formatori e per integrare, al proprio bagaglio, le peculiarità del metodo nell’ottica della prevenzione ai Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA). Il tema della prevenzione, cuore della Peer & Media, si declina nel progetto “Generare Benessere” come opportunità per riflettere e acquisire capacità critica, sguardo analitico e strumenti operativi inerenti ai DNA.

Secondo una survey epidemiologica condotta con il patrocinio del Ministero della Salute 1 e riguardante il triennio 2018-2021, i DNA interessano, in Italia, oltre 3 milioni di soggetti e rappresentano la seconda causa di morte tra i giovani tra i 12 e i 25 anni, preceduta solo dagli incidenti stradali. L’età di esordio si è abbassata agli 8-10 anni con il 30% della popolazione sotto i 14 anni che soffre di questa patologia.

La Peer & Media si configura come possibilità metodologica a questo fenomeno, per almeno due ragioni. I media, considerati come strumenti attori del processo, risultano essere non solo strumenti, ma attori e ambienti del processo, quotidianamente frequentati e nei quali fruire e produrre i più diversi contenuti, ma anche risorse che consentono di progettare interventi di prevenzione che parlino i linguaggi dei più giovani. Conoscere, analizzare ed interpretare i media e i contenuti è il punto di partenza, percorso stesso e possibile arrivo della prevenzione in ottica Peer & Media.

Questo è quanto ci si è proposti all’interno del progetto “Generare Benessere” co-costruendo, insieme ai partecipanti, un tool kit adattabile alle diverse tematiche legate ai comportamenti a rischio in età adolescenziale e spendibile per differenti interventi di promozione della salute. Per raggiungere questo obiettivo, la giornata è stata impostata procedendo su un doppio binario: fornendo i framework concettuali di riferimento all’interno della cornice teorica media educativa e mettendo in pratica, sin da subito, tecniche della Peer & Media, secondo la logica del learning by doing.

La prima parte della mattinata è stata condotta da Simona Ferrari, che ha illustrato il costrutto della Peer & Media, i ruoli delle figure coinvolte e le sue peculiarità, necessarie per gettare le basi del lavoro che attenderà gli operatori i prossimi mesi, legato alla progettazione degli interventi. Obiettivi fondamentali risultano essere l’acquisizione di una consapevolezza mediale basata sul rapporto tra informazione e sicurezza, e dunque di alfabetizzazione informativa, considerando rischi ed opportunità che risiedono negli ambienti online; la produzione e condivisione di artefatti culturali prodotti dai destinatari quali messaggi comunicativi; l’attivazione di un cambiamento in chiave di comportamento. Centrale, pertanto, operare una riflessione costante che torna sulle parole e che ne legge gli impliciti per generare nuove possibilità interpretative.

La seconda parte della mattinata è stata introdotta dalla prima attività di gruppo, il World Café, durante la quale i partecipanti si sono trovati a riflettere e discutere degli hashtag e il relativo numero di condivisioni, su Instagram e TikTok. Questa preliminare attività, finalizzata a far emergere le rappresentazioni dei partecipanti a tematiche legate al “corpo online”, ha prodotto interessanti spunti di riflessione. I temi emersi hanno riguardato i costrutti online di body positivity e body neutrality, l’uso del termine “dismorfofobia”, l’alimentazione e il fitness, interrogandosi, per ciascuno di essi, su quali tipologie di contenuto la categoria potesse contenere.

Il pomeriggio ha visto i partecipanti impegnati in una seconda attività: divisi in sei gruppi, gli operatori hanno svolto l’analisi di alcuni contenuti video tra cui trailer, scene tratte da docufilm, cortometraggi e trend di TikTok. Nella fase di restituzione sono emerse alcune resistenze all’idea di utilizzare i materiali proposti all’interno degli interventi nelle scuole, anche se il dibattito ha permesso di mettere a fuoco alcune questioni centrali: il valore dell’analisi come strumento di conoscenza che riesce a moderare l’emozione, in vista dell’azione-produzione; le differenti, e talvolta contraddittorie, rappresentazioni del corpo; gli ideali di bellezza sottesi e socialmente accettati; il ruolo del prosumer; la facilità con cui i contenuti selezionati siano reperibili e fruibili dagli adolescenti; il rischio di fraintendere il messaggio o di attribuirne di propri.

Il filo rosso che lega tutti questi elementi è quello della narrazione: quali sono le parole utilizzate e quali quelle implicite? Consideriamo il contesto nel momento in cui attribuiamo dei significati? Abbiamo strumenti che ci permettano di leggere i contenuti? Siamo consapevoli delle possibilità “altre” che il prodotto ci offre?

Queste domande permettono di mettere a fuoco il tema conclusivo della giornata, presentato da Eleonora Mazzotti, quello, cioè, del Digital Storytelling. Tutto è storia, racconto, ma quando si entra nel digitale è necessario comprendere le modalità in cui la narrazione stessa “si fa”, evidenziando le peculiarità proprie dei media che agiscono e si entrano in relazione con essa. Nell’ottica della Peer & Media, la narrazione individuale converge in una nuova, condivisa, per la quale cercare e trovare assieme le parole diventa fondamentale per creare un artefatto che racconti un punto di vista. Sono state poi fornite delle tecniche metodologiche utili per sollecitare e lavorare attivamente sul Digital Storytelling e chiederci: qual è l’idea dei ragazzi? Quali fraintendimenti di significato sono implicitamente presenti? Come farli emergere?

In conclusione, la giornata ha permesso di apprendere conoscenze e competenze preliminari alla progettazione, ma ha permesso anche di focalizzare alcune questioni aperte e sulle quali è necessaria una sosta: restare in ascolto del “non detto” degli adolescenti, delle loro prospettive, delle rappresentazioni interiorizzate diventa un’occasione per co-costruire un codice comunicativo condiviso che, nell’ottica della prevenzione, diviene ponte d’incontro.


Per approfondire

I DISTURBI DELLA NUTRIZIONE E DELL’ALIMENTAZIONE: UN’EPIDEMIA NASCOSTA. Risultati del Progetto CCM – Azioni centrali del Ministero della Salute – Segretariato Generale “Piattaforma per la lotta alla malnutrizione in tutte le sue forme (triplo burden: malnutrizione per difetto, per eccesso e da micronutrienti)”

https://www.ccm-network.it/imgs/C_27_MAIN_progetto_577_1_file.pdf
https://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?

lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=5804

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