di Eleonora Mazzotti, Ricercatrice CREMIT
L’insegnamento ha un’origine comune con il teatro: come questo, è un’arte della vita e ha una natura performativa. Entrambi si riconoscono in un dispositivo che trova nel soggetto attivo, nella situazione, nella corporeità e nella relazione i suoi elementi costitutivi. In queste pagine l’insegnamento è considerato come un’arena di relazioni e investimenti emotivi, uno spazio che orienta i desideri degli studenti e vede la conoscenza svilupparsi attraverso il fare. Così come il teatro non coincide con la letteratura drammatica, ma consiste in quello che viene agito sulla scena e intercorre tra attore e pubblico, così anche l’insegnamento non può prescindere dalle dimensioni relazionale, che vedono docenti e studenti come soggetti attivi. Vengono approfonditi in particolare alcuni meccanismi comuni al teatro e decisivi nella mediazione didattica: la vicarianza l’uso di analogie e sostituzioni), la regolazione (la modifica della azione didattica in base ai feedback dell’aula) e l’improvvisazione (la capacità di far fronte all’imprevisto).
P.C. Rivoltella (2021), Drammaturgia didattica. Corpo, pedagogia, teatro, Brescia: Morcelliana
Drammaturgia didattica. Corpo, Pedagogia, Teatro è il nuovo libro di Pier Cesare Rivoltella edito da Morcelliana-Scholé che ha reso disponibile il Sommario (qui in PDF).
Il testo accademico, composto da dieci saggi, si allontana da una posizione metaforica tra teatro e insegnamento e si concentra sulla natura performativa dell’insegnamento e come l’insegnamento sia teatro e viceversa.
L’insegnamento, dice Rivoltella, ha un’origine comune con il teatro: come questo, è un’arte della vita e ha una natura performativa: si tratta, infatti, di corporeità in azione e non di un testo da codificare.
In secondo luogo, l’insegnante non si accontenta che la comunicazione didattica venga compresa dall’alunno, ha bisogno che sia efficace e cioè produca effetti trasformativi sullo studente. La comunicazione del docente ha come fine, infatti, quello di produrre azioni e cambiamento negli studenti: in linea con la teoria degli atti linguistici di Austin, egli non si può accontentare di trasmettere informazioni o descrivere un fatto, necessita una risposta in termini pragmatici.
E, in terzo luogo, vedono gli stessi elementi costitutivi e caratterizzanti l’evento: il soggetto attivo, la situazione, la corporeità e la relazione che diventano oggetto dei capitoli successivi.
Rispetto alla dimensione relazionale, Rivoltella sottolinea come il teatro non coincida con la letteratura drammatica, ma consista, in quanto arte della vita, in quello che viene agito sulla scena e intercorre tra attore e pubblico, allo stesso modo, l’insegnamento si basa sul dispositivo relazione come incontro di soggetti attivi: docenti e studenti. L’aula didattica è una vera e propria arena di relazioni e investimenti emotivi, uno spazio che orienta i desideri degli studenti e vede la conoscenza svilupparsi attraverso il fare basato su un apprendimento trasformativo che permette di co-costruire l’evento grazie agli studenti.
Viene poi approfondito anche il paradigma della scienza bioeducativa e si lascia spazio in particolare a quei meccanismi comuni al teatro e decisivi nella mediazione didattica: la vicarianza, l’uso di analogie e sostituzioni, la regolazione, la modifica della azione didattica in base ai feedback dell’aula e l’improvvisazione come quella capacità di far fronte all’imprevisto.
Gli ultimi due capitoli, invece, si concentrano sulla capacità di lettura dell’aula e del feedback e quali codici poter conoscere per allinearsi con l’aula e poter così far funzionare l’apprendimento. Da ultimo, il tema trattato è il cinema e Internet con attenzione particolare al dispositivo dello sguardo nella società mediatizzata.