di Enrica Bricchetto
Alessandra Carenzio e Elisa Farinacci sono due ricercatrici – rispettivamente – di Media Literacy Education e Film and Visual Studies. Mettono insieme l’aspetto educativo e pedagogico e affrontano una delle serie tv più famose e seguite degli ultimi anni Black Mirror, guardandoci dentro, come si legge nel titolo.
Il libro ha il pregio di essere leggibile ma intriso di una complessità di cui non è facile dare conto. Si rivolge a insegnanti – dalla scuola secondaria all’università, con spunti per tutti i gradi di istruzione – e alle figure del mondo dell’educazione, all’extrascuola: è un libro che si legge per formazione professionale e che propone molti spunti di riflessione e di lavoro.
Per chi non lo sapesse Black Mirror è una serie TV antologica, una Science fiction, cioè ilgenere è la fantascienza, a carattere distopico: racconta un futuro vicino in cui sono rappresentati il rapporto tra uomo e tecnologia e gli effetti che i media esercitano sull’umanità. Il creatore è Charlie Brooker. La prima stagione esce in Inghilterra su Channel 4 nel 2011, dalla terza stagione è la piattaforma di Netflix a renderla disponibile in streaming e globale. Nel 2023 esce la sesta stagione e due anni prima il film “a bivi” interattivo Bandersnatch. E’ una serie cult, seguita da tutte le generazioni, di alta qualità cinematografica, recitata bene e con interessanti location.
Gli episodi sono frammenti di un puzzle: autoconsistenti, autonomi e il device – nelle sue varie forme – computer, smartphone, Iwatch… – ne è l’oggetto simbolo, che trasforma le relazioni tra le persone e incarna la tecnologia che può facilitare o schiacciare l’essere umano.
Le autrici ragionano prima sull’origine della serialità, poi sulle caratteristiche attuali dello streaming – in particolare di Netflix – dando cifre interessanti sul consumo collettivo, soprattutto delle giovani generazioni. Nel pieno della Platform society – come le autrici sostengono in più parti del testo – il consumo è anytime e anywhere. Il libro a più riprese chiarisce bene, sulla scorta degli studi di Ruggero Eugeni e di Luciano Floridi la dimensione onlife e l’indossabilità dei media che caratterizza questo momento: l’integrazione dello smartphone nella vita di ognuno la allarga, la modifica e toglie alle relazioni il qui e ora.
Il cuore del libro è il capitolo 2. Le autrici hanno costruito – sulle tematiche del rapporto con i dispositivi, del controllo e della fiducia, del rapporto tra ribalta e retroscena, della cyberstupidity – un struttura interpretativa molto efficace, articolata in: anticamera (inquadramento del tema), prima stanza: dentro Black Mirror (analisi di uno o più episodi relativi al tema); seconda stanza (ripresa degli autori e delle cornici teoriche); terza stanza (nodi educativi relativi al tema).
Un esempio su tutti: l’episodio Caduta libera, sul controllo (tema), è la storia di Lucie Pound, che vive in un mondo in cui ogni incontro, ogni gesto aumenta o diminuisce la sua popolarità, sul modello dei “like”propri dei social media. Una tecnologia inserita nello smartphone e collegata a lenti oculari consente di visualizzare i punteggi delle persone. Il desiderio di aumentare i suoi like, cioè il suo gradimento sociale, portano Lucie alla rovina (I stanza); nella II seconda stanza le autrici ragionano sulle modalità di sorveglianza attraverso i dispositivi, con riferimenti a Foucault, Agamben, Zuboff e Latour; nella III stanza la riflessione è sul controllo inteso come pressione a uniformarsi alle aspettative della società perché le tecnologia amplifica il bisogno di affermazione e quindi l’insicurezza. La proposta formativa viene poi sviluppata nelle schede didattiche.
Le autrici trovano un punto di equilibrio tra i loro percorsi di ricerca nell’approccio integrale della Media Education che – come loro stesse affermano – consente a chi insegna e a chi educa di “coniugare una formazione con, attraverso e ai media a una conoscenza approfondita delle grammatiche del linguaggio audiovisivo[…], di indirizzare gli studenti verso un uso e una cittadinanza digitale corretta; incoraggiarli a una lettura critica dei messaggi mediali in relazione ai sistemi di comunicazione di massa che sia consapevole delle implicazioni economiche industriali ed etiche in cui sono coinvolti i prodotti mediali e hanno produzione di audiovisivi di qualità estetiche alte costruite attraverso una conoscenza approfondita della storia del cinema e dei suoi linguaggi(149)”.
Black Mirror. Media, società, educazione si conclude con una guida che consente a chi lavora in classe e negli spazi educativi di aprire immediatamente un cantiere didattico. È questo un aspetto molto raro in un libro di ricerca. È possibile utilizzare direttamente le schede didattiche proposte oppure adattarle alla propria classe o al proprio gruppo. Non si chiede, quindi, di progettare da zero ma si offrono piste di lavoro ben strutturate, esposte in modalità narrativa: questo significa che all’uso non sarà difficile creare la scheda di consegna e far partire un’attività. Il target a cui è rivolta questa parte didattica è quello degli adolescenti, ma si presta ad adattamenti per alte fasce di età. Alle dieci schede si aggiungono due sceneggiature, che in didattica sono – come le definiscono le autrici – «una sintesi in forma scritta delle azioni che l’insegnante e l’educatore porteranno in scena, dettagliando focus, step di lavoro, stimoli, strumenti, materiali e output attesi, ma anche i ruoli che ciascun membro del cast didattico dovrebbe assumere quando il ciak (la campanella) segna l’inizio del lavoro (p. 20)».
Il materiale didattico progettato e esposto nel libro è generativo e si presta alle azioni didattiche proprie degli Episodi di Apprendimento Situato: anticipare, produrre, riflettere. Questo metodo, messo a punto da Pier Cesare Rivoltella – il volume Gli EAS tra didattica e pedagogia di scuola è appena uscito in occasione del decennale e ne costituisce un positivo bilancio – diventa per le autrici una delle piste di lavoro che potenzia la parte didattica di Black Mirror. A completare il quadro nella parte finale del volume si trova un glossario.
Questo libro aiuta chi insegna e chi educa a avere il coraggio di portare in classe i propri consumi culturali, trasformandoli in un materiale didattico destinato a un forte coinvolgimento a patto di farlo nel modo giusto: per questo è molto importante il modo e questo libro suggerisce un modus operandi per introdurre il tempo presente, il nostro contemporaneo dove lo spazio scolastico lo consente: di sicuro nell’ambito educazione civica ma anche in quello delle discipline umanistiche e forse di tutte le discipline.
Le serie TV leggono il reale, agiscono come uno specchio della realtà. In Black Mirror lo specchio è simbolo e metafora: come nello specchio nero, vediamo la nostra immagine, quella di chi “ha delegato ai media, azioni, responsabilità, decisioni (p.40)”, uno specchio che quando si illumina apre a una realtà diversa, ma come in Alice attraverso lo specchio di Lewis Carroll, ribaltata, sottosopra e per questo spaventa.
Riportiamo qui il sommario del volume.
Presentazione delle autrici Alessandra Carenzio e Elisa Farinacci
Recensione di Enrica Bricchetto
Rassegna stampa:
Quella “saggezza” digitale che si impara dagli studenti, Domani, 27 gennaio 2024
Disponibile ora