[Libro] “Dentro Black Mirror. Media, società, educazione” di Alessandra Carenzio e Elisa Farinacci

di redazione

[Libro] “Dentro Black Mirror. Media, società, educazione” di Alessandra Carenzio e Elisa Farinacci

[Libro] “Dentro Black Mirror. Media, società, educazione” di Alessandra Carenzio e Elisa Farinacci


di Enrica Bricchetto

A. Carenzio, E. Farinacci, Dentro Black Mirror. Media, società, educazione, Brescia, Scholé, 2023, pp. 247, prefazione di Guglielmo Pescatore, postfazione Pier Cesare Rivoltella

Alessandra Carenzio e Elisa Farinacci sono due  ricercatrici – rispettivamente –  di Media Literacy Education e Film and Visual Studies. Mettono insieme l’aspetto educativo e pedagogico e affrontano una delle serie tv più famose e seguite degli ultimi anni Black Mirror, guardandoci dentro, come si legge nel titolo.

Il libro  ha il pregio di essere leggibile ma intriso di una complessità di cui non è facile dare conto. Si rivolge a insegnanti – dalla scuola secondaria all’università, con spunti per tutti i gradi di istruzione – e alle figure del mondo dell’educazione, all’extrascuola: è un libro che si legge per formazione professionale e che propone molti spunti di riflessione e di lavoro.

Per chi non lo sapesse Black Mirror è una serie TV antologica,  una Science fiction, cioè ilgenere è la fantascienza, a carattere distopico: racconta un futuro vicino in cui sono rappresentati il rapporto tra uomo e tecnologia e  gli effetti che i media esercitano sull’umanità. Il creatore è Charlie Brooker. La prima stagione esce in Inghilterra su Channel 4 nel 2011, dalla terza stagione è la piattaforma di Netflix a renderla disponibile in streaming e  globale. Nel 2023 esce  la sesta stagione e due anni prima il film “a bivi” interattivo Bandersnatch. E’  una serie cult, seguita da tutte le generazioni, di alta qualità cinematografica, recitata bene e con interessanti location.

Gli episodi sono frammenti di un puzzle: autoconsistenti, autonomi  e il device –  nelle sue varie forme – computer, smartphone, Iwatch… – ne è l’oggetto simbolo, che trasforma le relazioni tra le persone e incarna la  tecnologia che può facilitare  o schiacciare l’essere umano.

Le autrici ragionano prima sull’origine della serialità,  poi sulle caratteristiche attuali dello streaming – in particolare di Netflix –  dando cifre interessanti sul consumo collettivo, soprattutto delle giovani generazioni. Nel pieno della  Platform society  – come le autrici sostengono in più parti del testo – il consumo è anytime e anywhere. Il libro a più riprese chiarisce bene, sulla scorta degli studi di Ruggero Eugeni e di  Luciano Floridi  la dimensione onlife e l’indossabilità dei media che caratterizza questo momento: l’integrazione dello smartphone nella vita di ognuno la allarga, la modifica e toglie alle relazioni il qui e ora.

Il cuore del libro è il  capitolo 2.  Le autrici hanno costruito –  sulle  tematiche del rapporto con i dispositivi,  del controllo e della fiducia, del rapporto tra ribalta e retroscena, della cyberstupidity – un struttura interpretativa molto efficace, articolata in: anticamera (inquadramento del tema), prima stanza: dentro Black Mirror (analisi di uno o più episodi relativi al tema); seconda stanza (ripresa degli autori e delle cornici teoriche); terza stanza (nodi educativi relativi al tema).  

Un esempio su tutti: l’episodio Caduta libera, sul controllo (tema), è la storia di Lucie Pound, che vive in un mondo in cui ogni incontro, ogni gesto aumenta o diminuisce la sua popolarità, sul modello dei “like”propri dei social media. Una tecnologia inserita nello smartphone e collegata a lenti oculari consente di visualizzare i punteggi delle persone. Il desiderio di aumentare i suoi like, cioè il suo gradimento sociale, portano Lucie alla rovina (I stanza); nella II seconda stanza le autrici ragionano sulle modalità di sorveglianza attraverso i dispositivi, con riferimenti a Foucault, Agamben, Zuboff e Latour; nella III stanza la riflessione è sul controllo inteso come pressione a uniformarsi alle aspettative della società perché  le tecnologia amplifica il bisogno di affermazione e quindi l’insicurezza. La proposta formativa viene poi sviluppata nelle schede didattiche.

Le autrici trovano un punto di equilibrio tra i loro percorsi di ricerca nell’approccio  integrale della Media Education che – come loro stesse affermano – consente a chi insegna e a chi educa  di “coniugare una formazione con, attraverso e ai media a una conoscenza approfondita delle grammatiche del linguaggio audiovisivo[…], di indirizzare gli studenti verso un uso e una cittadinanza digitale corretta; incoraggiarli a una lettura critica dei messaggi mediali in relazione ai sistemi di comunicazione di massa che sia consapevole delle implicazioni economiche industriali ed etiche in cui sono coinvolti i prodotti mediali e hanno produzione di audiovisivi di qualità estetiche alte costruite attraverso una conoscenza approfondita della storia del cinema e dei suoi linguaggi(149)”.

Black Mirror. Media, società, educazione si conclude con una guida che consente a chi lavora in classe e negli spazi educativi di aprire immediatamente un cantiere didattico. È questo un aspetto molto raro in un libro di ricerca. È possibile utilizzare direttamente le schede didattiche proposte oppure adattarle alla propria classe o al proprio gruppo. Non si chiede, quindi, di progettare da zero ma si offrono piste di lavoro ben strutturate, esposte in modalità narrativa: questo significa che all’uso non sarà difficile creare la scheda di consegna e far partire un’attività. Il target a cui è rivolta questa parte didattica è quello degli adolescenti, ma si presta ad adattamenti per alte fasce di età. Alle dieci schede si aggiungono due sceneggiature, che in didattica sono – come le definiscono le autrici –  «una sintesi in forma scritta delle azioni che l’insegnante e l’educatore porteranno in scena, dettagliando focus, step di lavoro, stimoli, strumenti, materiali e output attesi, ma anche i ruoli che ciascun membro del cast didattico dovrebbe assumere quando il ciak (la campanella) segna l’inizio del lavoro (p. 20)».

Il materiale didattico progettato e esposto nel libro è generativo e si presta alle azioni didattiche proprie degli Episodi di Apprendimento Situato: anticipare, produrre, riflettere. Questo metodo, messo a punto da Pier Cesare Rivoltella – il volume Gli EAS tra didattica e pedagogia di scuola è appena uscito in occasione del decennale e ne costituisce un positivo bilancio – diventa per le autrici una delle piste  di lavoro  che potenzia la parte didattica di Black Mirror.  A completare il quadro nella parte finale del volume si trova  un glossario.

Questo libro aiuta chi insegna e chi educa a avere il coraggio di portare in classe i propri consumi culturali, trasformandoli in un materiale didattico destinato a un forte coinvolgimento a patto di farlo nel modo giusto: per questo è molto importante il modo e questo libro suggerisce un modus operandi per introdurre il tempo presente, il nostro contemporaneo dove lo spazio scolastico lo consente: di sicuro nell’ambito educazione civica ma anche in quello delle discipline umanistiche e forse di tutte le discipline.

Le serie TV leggono il reale, agiscono come uno specchio della realtà. In Black Mirror lo specchio è simbolo e metafora: come nello specchio nero, vediamo la nostra immagine, quella di chi “ha delegato ai media, azioni, responsabilità, decisioni (p.40)”, uno specchio che quando si illumina apre a una realtà diversa, ma come in Alice attraverso lo specchio di Lewis Carroll, ribaltata, sottosopra e per questo spaventa.

Riportiamo qui il sommario del volume.

Presentazione delle autrici Alessandra Carenzio e Elisa Farinacci

Recensione di Enrica Bricchetto


Rassegna stampa:

Quella “saggezza” digitale che si impara dagli studenti, Domani, 27 gennaio 2024

Disponibile ora

A. Carenzio, E. Farinacci, Dentro Black Mirror. Media, società, educazione, Brescia, Scholé, 2023, pp. 247, prefazione di Guglielmo Pescatore, postfazione Pier Cesare Rivoltella

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