di Enrica Bricchetto
Per prima cosa è bene prendere visione del Sommario del nuovo libro di Pier Cesare Rivoltella Nuovi Alfabeti. Educazione e culture nella società post-mediale, nel sito della casa editrice, Morcelliana-Scholé.
Sì, si capisce subito che si tratta di un saggio accademico sull’evoluzione della Media Education e sulla definizione del suo nuovo statuto teorico.
La Media Education è una disciplina, situata tra le scienze della comunicazione e la pedagogia, tra il campo educativo e quello pedagogico. Ha il contenuto dell’una e il metodo dell’altra. E’ partita dall’obiettivo di decostruire i messaggi dei media, per svelare il loro potere di condizionamento, di marca analitica e semiotica, ed è approdata a un campo molto più ampio e complesso, seguendo i cambiamenti socioculturali degli ultimi vent’anni.
In questa disciplina c’è un prima e un dopo ed è segnato dalla fine del secondo millennio: il 1998 è il momento in cui Internet si diffonde e diventa mezzo di comunicazione e, gradualmente, il mondo dei media, dominato dai fino a quel momento dai mass-media entra nella dimensione dei personal media.
Ecco, vent’anni dopo, è possibile – e Rivoltella lo fa attraverso un itinerario concettuale che lo porta a analizzare gli studi internazionali e a ripercorrere anche le esperienze di ricerca del Cremit – ridefinire la Media Education in termini di New Literary Education. Si tratta di saper leggere i nuovi alfabeti della contemporaneità, che richiedono nuove competenze, più dinamiche e flessibili, e una chiarezza di fondo sulle caratteristiche dell’attuale società in cui i media sono al centro.
Tutti gli ambiti tradizionali della Media Education – scuola, cittadinanza, prevenzione – sono rideclinati alla luce di questo cambiamento , che il mondo adulto deve individuare e accogliere. La società postmediale, dominata dai dati e dagli algoritmi e dalla diffusione dell’Intelligenza Artificiale, modifica il modo di vivere, le relazioni e gli apprendimenti, il rapporto tra natura e cultura.
Docenti e operatori sociali devono essere pronti. Non basta quella che Rivoltella definisce la Media Education leggera, fatta di regole e di decaloghi e di soft skills. Serve da parte di tutti un approccio più profondo.
Uno spazio importante nel volume è dedicato a due fenomeni affermatisi con la diffusione del web 2.0 : il cambiamento del concetto di autore e la disintermediazione. Tutti possono essere autori, senza intermediari. In passato solo agenzie con forte riconoscimento potevano pubblicare, oggi tutti possono intervenire nell’arena del web, dire la propria opinione, leggere opinioni di altri che non si sa chi siano, trovarsi in situazione di eccesso di informazioni, non capire che cosa è vero e che cosa è falso, produrre contenuti che rimbalzano da un sito a un profilo social. L’autorità dell’autore non è più legittimata da nessun apparato, ma viene dal basso.
Il libro si propone anche un’importante riflessione sull’ Educazione alla cittadinanza. Intanto analizza tutti gli aspetti dell’accesso e apre al piano politico. Se i media sono una sorta di pelle della società – per usare la famosa metafora di De Kerchove – cosa significa starne fuori. E per quali ragioni chi sta si sta, è fuori. Ma chi vi è immerso, e concede i propri dati in ogni azione che compie sul web, dovrebbe acquisire consapevolezza del nesso che esiste tra il censire (il misurare, il tracciare in rete le nostre scelte e i nostri comportamenti) e il controllo sociale per comprendere la natura invisibile dei metodi attraverso i quali tale operazione può essere compiuta.
Allora, Rivoltella suggerisce di lavorare a costruire pensiero critico negli studenti – già vocazione originaria della ME – riguardo al presente ma di calarlo in una dimensione di responsabilità e di consapevolezza etica. E’ responsabile chi ha presente le conseguenze del proprio agire comunicativo: la responsabilità implica solidarietà e giustizia. Qui si apre una parte importante sul mediattivismo e sull’ etica della resistenza. Cosa vuol dire agire in modo positivo nel web? A che cosa si deve resistere?
Di fronte a un quadro così complesso soprattutto chi lavora nel mondo dell’educazione e della formazione non può che essere profondamente coinvolto. E’ la mediazione educativa ad essere al centro.
Allora fare educazione ai media oggi, secondo Rivoltella, significa tenere presente il framework della New Literacy Education, basato sulle Dynamic Literacies, cioè il sistema delle competenze che il soggetto deve sviluppare per interfacciarsi correttamente con le complessità della società informazionale, cioè quella attuale. Queste nuove competenze vanno oltre la dimensione della conoscenza dei linguaggi e dell’analisi dei testi e dei formati dei media, aprono alla sociomaterialità nell’educazione che invita a considerare gli oggetti, le tecnologie, i dispositivi, gli spazi come veri e propri ‘protagonisti’ delle pratiche e delle politiche educative.
Rivoltella riprende la teoria dei Terzi Spazi – da studiati a analizzati da John Potter e da Julian McDougall nel loro libro Digital Media, Culture and Education: Theorising Third Space Literacies (2017)- quelli che non sono in famiglia (1^ spazio) e non sono a scuola (2^) ma in contesti informali fisici o digitali, in cui l’apprendimento non è lineare, ma avviene incrociando e attraversando i media. Sono Terzi Spazi i fablab, gli spazi di coworking, i coderdojo, i cineclub, il circolo di scacchi, la sala prove, qualsiasi spazio di libera aggregazione. Le loro caratteristiche sono: le logiche di peering, orientamento esperienziale, il piacere di stare insieme, l’assenza di apprendimenti “insegnati”. Sono luoghi di costruzione di narrazioni (spesso, quasi sempre, digitali) che aiutano il processo di costruzione identitaria, contribuiscono alla percezione di autoefficacia . E’ in questo ambito che l’attenzione di chi opera nel mondo dell’educazione e della formazione si deve concentrare.
Arrivare in fondo a questo libro, che – nonostante l’impostazione accademica – mantiene la forza e la chiarezza di riflessione e di scrittura cui Rivoltella ci ha abituati, richiama alla necessità non rimandabile di formazione per chi opera nella scuola e nel mondo dell’educazione. Senza dubbio, però, questo libro ha un potenziale enorme, suo, per fornire le coordinate per muoversi nel mondo contemporaneo.
Una versione più ampia di questa recensione uscirà nel numero 3/2020 della rivista “Essere a scuola”.
Nuovi Alfabeti. Educazione e culture nella società post-mediale di Pier Cesare Rivoltella, Editrice Morcelliana, 2020, pagine 224.