[Libro] “A scuola nelle piccole scuole. Storia, metodi, didattiche” a cura di Cannella, Mangione e Rivoltella

di Martina Migliavacca

[Libro] “A scuola nelle piccole scuole. Storia, metodi, didattiche” a cura di Cannella, Mangione e Rivoltella

[Libro] “A scuola nelle piccole scuole. Storia, metodi, didattiche” a cura di Cannella, Mangione e Rivoltella


La casa editrice Morcelliana-Scholé ha da poco reso disponibile in formato open access scaricabile gratuitamente il libro “A scuola nelle piccole scuole. Storia, metodi, didattiche”.

Si tratta di un volume curato da Giuseppina Rita Jose Mangione e Giuseppina Cannella, ricercatrici INDIRE, e da Pier Cesare Rivoltella che consente di valorizzare le esperienze condivise nell’ambito della Summer School “Insegnare ed apprendere nelle piccole scuole” promossa dal CREMIT e da INDIRE attraverso il progetto “Piccole Scuole“.

Il libro pone al centro l’analisi e la riflessione riguardante le piccole scuole che rappresentano un esempio di quelle che Rivoltella (2015) ha definito Situazioni Didattiche Non Standard (SDiNS), ovvero tutte quelle realtà di scuola che, per la loro comprensione, sfuggono al modello della “classe normale” che, a partire dall’Illuminismo, identifica le situazioni didattiche in cui l’insegnante spiega e, contemporaneamente, gli studenti ascoltano. Se questa in passato era l’unica modalità in grado di garantire a tutti gli stessi diritti, oggi la ricerca consente di affermare che “ogni studente è diverso da tutti gli altri” e, dunque, per assicurare i diritti di ciascuno appare necessario attivare il processo opposto rispetto al passato, ovvero trattare ciascuno in modo diverso, nel rispetto della propria individualità. Per essere equi oggi è necessario “fare le differenze”.  

Il volume, dunque, si rivolge a tutti gli insegnanti, non soltanto a coloro che operano all’interno di una SDiNS poiché la situazione non standard delle piccole scuole rappresenta un’occasione per forzare il dispositivo pedagogico di scuola, sperimentando con le variabili bloccate quel che poi potrà essere esportato in situazioni didattiche più tradizionali.

La professione dell’insegnante “è caratterizzata da pratiche esperte che si fissano con il tempo e si traducono in routines dentro le quali la componente tacita è di gran lunga preponderante rispetto a quella esplicita”, ma la lettura del testo può suggerire almeno due direzioni su cui ciascun insegnante può riflettere per ripensare alla propria pratica didattica. La prima di esse porta a pensare quanto l’ambiente sia in grado di modellare e chiedere una ristrutturazione delle proprie pratiche all’insegnante poiché se è vero che l’insegnante può intervenire sull’ambiente modificandolo, i vincoli imposti dall’ambiente nelle esperienze condotte in Situazioni Didattiche Non Standard costringono l’insegnante a ripensare il proprio agire. Il secondo elemento su cui è possibile riflettere a partire dall’analisi condotta all’interno del libro riguarda le soluzioni che l’insegnante mette in atto operando in SDiNS che possono assumere un valore modellizzante anche rispetto alle pratiche della “classe normale”.

I contributi all’interno del libro sono organizzati in tre sezioni:

  • nella prima vengono fornite le giustificazioni pedagogiche e viene indagato il quadro storico con l’obiettivo di capire quando e perché nascano le piccole scuole e quali motivazioni di fondo le sorreggano;
  • la seconda sezione attraverso l’analisi di metodologie e casi applicativi consente di leggere l’innovazione a partire da ciò che alcune realtà già sperimentano e mettono in pratica, accompagnando altre piccole scuole verso un cambiamento che valorizza le ricchezze in esse presenti.
  • la terza sezione del volume, infine, pone al centro il valore del fare “rete” a livello di opportunità di gemellaggi di piccole scuole nell’ambito delle azioni eTwinning e attraverso forme organizzative di reti di intenti tra le piccole scuole di un territorio fino ad arrivare al Movimento nazionale delle Piccole scuole.

L’interessante sfida è far sì che anche nel nostro territorio nazionale, come avviene in Svizzera e in Austria, le piccole scuole e le pluriclassi rappresentino un quid in più a cui le “classi normali” dovrebbero guardare con il desiderio di concretizzare la stessa autonomia, responsabilità e socialità dei bambini che le frequentano, generando apprendimenti più efficaci e maggiori.

Una versione più ampia di questa recensione uscirà nel numero 1/2021 della rivista “Essere a scuola”.

Per approfondimenti:

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