Lezioni Aperte: dialoghi tra mondi, responsabilità educative

di redazione

Lezioni Aperte: dialoghi tra mondi, responsabilità educative

Lezioni Aperte: dialoghi tra mondi, responsabilità educative


di Gianluca Braga

Si sono tenute il 13 e il 14 novembre le ormai tradizionali “Lezioni Aperte” che i tre corsi di “Elementi di Didattica e Pedagogia Speciale” (condotto a Milano da Alessandra Carenzio e a Brescia da Gerolamo Spreafico), “Metodologie Didattiche e delle Attività Speciali” (Eleonora Mazzotti a Milano e Stefano Pasta a Brescia) e “Progettazione Didattica e delle Attività Speciali” (Gianluca Braga su entrambe le sedi) del Corso di Laurea di Scienze della Formazione propongono a studentesse e studenti nelle due sedi di Milano e Brescia.

Lo scopo di queste lezioni è duplice: da un lato mettere a confronto esperienze educative e formative anche molto differenti tra loro e rileggere alcuni temi della contemporaneità professionale; dall’altro, proporre a studentesse e studenti delle esperienze concrete anche molto vicine a loro.

Mercoledì 13 novembre, presso la sede di Brescia, sono intervenuti Silvia Ziletti, della Cooperativa Elefanti Volanti di Brescia, Ilaria Pasinelli e Federico Tralce, della Cooperativa Comunità Fraternità e Marco Fumagalli della Cooperativa La Meridiana di Monza.

Ziletti ha discusso dell’importanza dell’apprendimento esperienziale, in particolare per la “Gen Z”, sottolineando la coerenza con la plasticità neuronale nei primi sei anni di vita. Ha evidenziato l’importanza della ripetizione e dell’imitazione nell’apprendimento, e come la relazione e la socialità aumentino gli stimoli e l’apprendimento. Ha presentato esempi di progetti educativi innovativi, come l’utilizzo di STEM per l’infanzia e software per il dialogo con i genitori.

L’intervento di Pasinelli e Tralce si è concentrato sull’uso dei videogiochi come strumento per affrontare il disagio giovanile e le dipendenze. È stato presentato il protocollo Eduplay, che utilizza i dispositivi tecnologici per gestire il rapporto con il digitale, lavorando con giovani, adulti, genitori e insegnanti. Si è sottolineata l’importanza di utilizzare i linguaggi dei/delle giovani e di valorizzare la loro capacità di trasmettere conoscenze agli adulti.

A titolo esemplificativo, hanno presentato un’esperienza che ha unito videogiochi e sport – in collaborazione con l’Associazione Pavoniana Calcio – in un evento per famiglie, con l’obiettivo di comunicare con i genitori sul rapporto dei giovani con i videogiochi e promuovere i valori del fair play.

Fumagalli ha parlato dell’evoluzione del concetto di “anziano” e delle sfide poste dalla demenza. Ha presentato “il paese ritrovato”, un modello innovativo di assistenza che promuove la socializzazione e il movimento. Ha sottolineato l’importanza di combattere lo stigma legato alla demenza e di dare voce alle persone che ne sono affette.

Giovedì 14 novembre, presso la sede di Milano, sono intervenuti Simone Bernasconi, della Cooperativa AstroNatura, Francesca Morgante e Padre Mario Ghezzi del PIME, e Simona Mascellaro di Federazione Alzheimer Italia.

Bernasconi ha illustrato il progetto di portare i libro-game in digitale e sul territorio, e di come questo sia in grado di creare un’esperienza interattiva che unisce narrazione, tecnologia e luoghi fisici. Ha descritto le caratteristiche tecniche del progetto e alcuni esempi di libro-game adattati a diverse fasce d’età.

L’intervento di Morgante e Padre Ghezzi si è concentrato sul tema dell’intercultura e dell’incontro con culture diverse, partendo dall’esperienza dei missionari del PIME. Ha sottolineato l’importanza di imparare le lingue, decostruire i propri schemi mentali e educare all’intercultura. Hanno presentato il progetto TimeOut, uno spazio-studio per ragazzi dai 15 ai 19 anni che offre supporto scolastico, psicologico e orientamento.

Mascellaro ha parlato dell’impegno della Federazione Alzheimer nel sensibilizzare sulla demenza, promuovere la ricerca, aiutare le famiglie e tutelare i diritti delle persone con demenza. Ha presentato un toccante progetto “Comunità amica delle persone con demenza”, che mira a creare un ambiente inclusivo in cui le persone con demenza possano avere un ruolo attivo.

A parziale – e necessariamente incompleta – sintesi dei tanti stimoli emersi, va evidenziata la forte relazione emersa da ogni contributo sul tema del rapporto tra apprendimento, relazione ed esperienza.

Questo tema sottolinea l’importanza di creare ponti tra il mondo interno del/la discente e il mondo esterno, tra la teoria e la pratica, tra diverse generazioni e culture. L’educatore/rice diventa un facilitatore di questo dialogo, creando spazi di incontro e di scambio significativi. L’utilizzo di linguaggi familiari ai giovani, come quello dei videogiochi, come proposto da SpazioOff e Comunità Fraternità, sono esempi concreti di come si possa costruire un ponte tra il mondo adulto e quello giovanile.

Emerge anche una prospettiva non scontata sul digitale come strumento di inclusione. Le nuove tecnologie offrono la possibilità di creare connessioni tra mondi che altrimenti rimarrebbero separati. I progetti presentati da Elefanti Volanti e AstroNatura dimostrano come il digitale possa essere un potente strumento per l’apprendimento esperienziale, superando barriere fisiche e cognitive. La piattaforma streaming Isadora, presentata da Fumagalli, pensata per gli anziani, facilita l’accesso alla cultura e all’intrattenimento, connettendo il mondo degli anziani con la società.

Infine, emerge in modo marcato la necessità di abbattere lo stigma legato al diverso, anche quando questo è rappresentato dalla condizione di demenza.  “Il paese ritrovato” e il progetto “Comunità amica delle persone con demenza” rappresentano un tentativo di costruire un ponte tra il mondo delle persone con demenza e la comunità, superando pregiudizi e paure.

Quali responsabilità, dunque, dei ruoli educativi e formativi?

Innanzitutto, la necessità di facilitare il dialogo. In tutti i contributi emersi, l’educatore/rice assume il ruolo fondamentale di facilitatore del dialogo tra mondi diversi. Questo implica una profonda consapevolezza delle proprie responsabilità, un atteggiamento di apertura all’altro e la capacità di adattare il proprio approccio educativo alle esigenze specifiche di ogni individuo e contesto.

Una nuova capacità di utilizzo critico e consapevole degli strumenti. L’educatore/rice è chiamati a utilizzare in modo critico e consapevole gli strumenti a sua disposizione, comprese le nuove tecnologie.  L’esempio di SpazioOff e Comunità Fraternità dimostra che i videogiochi, se inseriti in un contesto educativo strutturato, possono diventare strumenti utili per affrontare tematiche complesse come il disagio giovanile e le dipendenze.

Infine, il porsi quale promotore di inclusione.  L’educatore/rice ha la responsabilità di promuovere l’inclusione e di combattere lo stigma nei confronti delle persone con disabilità o fragilità.  “Il paese ritrovato” e il progetto “Comunità amica delle persone con demenza” sono esempi di come l’educatore/rice possa contribuire a creare una società più giusta e solidale.

In conclusione, l’esperienza delle Lezione Aperte evidenzia come l’educazione sia un processo complesso che richiede un’attenta riflessione sul “dialogo” tra mondi diversi e sulla responsabilità dell’educatore. L’educatore del futuro dovrà essere un costruttore di ponti, un mediatore tra culture e generazioni, un promotore di inclusione e un utilizzatore critico e consapevole degli strumenti a sua disposizione.

Univ. Cattolica del Sacro Cuore
Largo Fra Agostino Gemelli, 1 - 20123 Milano
Tel. 02-72343038 / 02-72343036 (direzione)
info[at]cremit.it


facebook instagram vimeo twitter linkedin telegram

Web site developed by Gianni Messina
© CREMIT tutti i diritti riservati