Intorno agli schermi: gli adulti siamo noi!

di Gigi Tale

Intorno agli schermi: gli adulti siamo noi!

Intorno agli schermi: gli adulti siamo noi!


In questo numero di aprile ci concentreremo in modo particolare sul ruolo degli adulti, chiamati a sviluppare senso critico e consapevolezza educativa per accompagnare i bambini e le bambine nell’uso del digitale. Le competenze di utilizzo, seppur fondamentali, non sono sufficienti: è fondamentale saper interpretare le tecnologie nel loro contesto, riconoscendone opportunità e limiti, al di là delle semplificazioni e/o privazioni. 

Come già evidenziato nei nostri articoli precedenti e sulla nostra pagina Instagram, le tecnologie digitali con il loro utilizzo quotidiano stanno ridefinendo il modo in cui interpretiamo la realtà e costruiamo legami sociali. Tanto che, come molti teorizzano, non esiste più la differenza tra online e offline, perché in ogni caso si è tutti onlife (Floridi, 2017). Per questo, ridurre le tecnologie a semplici strumenti da usare bene o male è fuorviante: è fondamentale, invece, considerarle sempre in relazione al contesto sociale, culturale, economico e valoriale, soprattutto quando si parla di digitale in ambito familiare.

A questo punto sorge una domanda fondamentale: quale direzione devono intraprendere gli adulti affinché i bambini possano abitare il mondo tecnologico con consapevolezza, creatività e con quella che Prensky, già nel 2013, definisce “saggezza digitale”?

Il primo passo consiste sicuramente nel maturare consapevolezza e competenze sull’impatto che il digitale esercita nella vita di tutti i giorni, prestando attenzione non solo alle azioni, ma anche alle posture, ai pensieri e ai criteri con cui si valuta l’uso delle tecnologie nella quotidianità.

Una volta compreso questo aspetto essenziale, si possono delineare alcuni passi successivi:

  • Dedicare risorse ed energie alla Media Education, promuovendo la costruzione di nuovi linguaggi e lo sviluppo di una competenza a 365 gradi;
  • Integrare l’educazione ai media con l’educazione civica, oggi più che mai non solo materia da insegnare ma costruzione di una partecipazione attiva, consapevole e rispettosa dell’altro anche in rete;
  • Riconoscere il digitale come parte integrante della vita familiare, non più vissuto come un’eccezione o un episodio isolato, ma come un elemento che influisce in modo significativo sulla crescita equilibrata e coerente dei figli. È importante che i genitori non si limitino a stabilire regole, ma partecipino attivamente alla costruzione di significati legati al digitale all’interno del contesto domestico, anche quando ci sono differenze di età o interessi tra i figli;
  • Porre attenzione al modo in cui gli adulti utilizzano le tecnologie, sia nel rapporto con i figli che nelle proprie abitudini quotidiane, considerando che nei primi anni di vita l’apprendimento dei bambini si basa fortemente sull’osservazione, l’imitazione e l’esperienza diretta delle azioni degli adulti.

È solo attraverso una maggiore consapevolezza che ogni famiglia può decidere in autonomia come integrare il digitale nella propria vita quotidiana, definendo in modo personale tempi, spazi e modalità d’uso. Queste scelte devono riflettere i valori, le

convinzioni e le risorse di ciascun nucleo familiare, senza cercare una soluzione universale valida per tutti. L’obiettivo, quindi, non è quello di stabilire regole rigide da imporre, quanto di costruire pratiche condivise che aiutino i bambini a dare senso al digitale e a sviluppare, nel tempo, la capacità di autoregolarsi. In questa prospettiva si inserisce la proposta di Meirieu (2002) sulla “pedagogia del contratto”, che si fonda su tre elementi fondamentali: un confronto equo tra adulti e bambini, un impegno reciproco chiaro e una continuità nel tempo che consenta di verificare, rivedere e adattare gli accordi presi. 

Un valido punto di riferimento per tradurre in azioni concrete le riflessioni fin qui sviluppate sul rapporto tra digitale, adulti e bambini da 0 a 6 anni è rappresentato dalle linee guida dell’American Academy of Pediatrics, spesso citate a livello internazionale e aggiornate regolarmente in base all’evoluzione dei media. In sintesi, esse individuano otto principi fondamentali che possono orientare la costruzione di un “contratto educativo” sull’uso del digitale e che riportiamo di seguito. 

  1. Considerare i media non solo come strumenti, ma come veri e propri ambienti di esperienza, in cui i bambini continuano a esplorare, giocare e imparare, integrando dimensioni fisiche e virtuali;
  2. Essere genitori presenti e coinvolti, pronti ad accompagnare i figli nell’uso dei media, valorizzandone gli aspetti positivi e affrontando insieme quelli più critici;
  3. Riflettere sul proprio uso delle tecnologie, limitando il tempo trascorso davanti agli schermi e creando spazi domestici device-free, dedicati ad attività sensoriali, fisiche e creative;
  4. Evitare un uso passivo dei dispositivi, privilegiando contenuti e modalità di fruizione che favoriscano l’interazione e la partecipazione attiva
  5. Scegliere contenuti adeguati all’età e allo sviluppo dei bambini, verificandone la qualità e il valore educativo; 
  6. Non fidarsi delle app o dei contenuti digitali in genere che hanno l’etichetta educational, ma sviluppare competenze, in qualità di genitori e/o adulti di riferimento, per capire quali contenuti siano più appropriati per una certa età; 
  7. Utilizzare la rete e i social in modo responsabile: anche se questo punto sembra non interessare i minori di 6 anni in realtà è un aspetto molto attuale perché proprio gli adulti che si occupano di infanzia spesso vengono chiamati a partecipare a gruppi whatsapp e addirittura in molti servizi vengono attivate pratiche di scambio di immagini, video o informazioni on line che riguardano proprio i piccolissimi. Avere accanto un adulto che rispetta la singola identità del bambino in rete costituisce un esempio virtuoso di cura e attenzione per il futuro adolescente;
  8. Partire dagli inevitabili errori che i bambini possono compiere quando utilizzano i media e trasformarli in preziose opportunità di crescita, riflessione e scambio così che l’eventuale problema possa diventare risorsa educativa.

Nella nostra esperienza spesso ci siamo trovate di fronte ad adulti molto dubbiosi rispetto al concetto di autoregolazione. La domanda era la medesima: come possono bambini e bambine così piccoli essere in grado di autoregolarsi, di darsi dei limiti o addirittura di evitare di utilizzare degli strumenti tecnologici, che risultano così attrattivi e affascinanti? Le perplessità sono comprensibili e richiedono delle specifiche che, se omesse, rendono l’autoregolazione un obiettivo decisamente utopico. Infatti, è impensabile chiedere ad un bambino di darsi delle regole di utilizzo senza aver fatto un lavoro sulle proprie emozioni e senza aver acquisito delle buone basi di gestione e di riconoscimento di queste. La conoscenza dei propri stati, fisici e mentali, non è assolutamente da banalizzare, ma al contrario è una competenza che va sviluppata. Autoregolamentarsi non significa solamente darsi dei limiti ma comporta il riconoscimento del mondo tecnologico/digitale alla pari di un qualsiasi altro strumento analogico, e per questo l’autoregolazione avviene solo in un secondo momento, dopo aver interiorizzato alternanza e accompagnamento. L’acquisizione di queste competenze è un processo lungo e in continua evoluzione, fatto di esempi concreti, virtuosi, ambienti stimolanti, presenza, attenzione e cura. L’accompagnamento quindi di un adulto che abbia davvero il desiderio di essere un modello e di permettere al bambino di costruire le sue competenze non malgrado ma attraverso il prezioso supporto del digitale. Aiutare i bambini e le bambine a sviluppare la capacità di attivare le diverse funzioni cognitive, legate alle emozioni, all’alternanza e all’autoregolazione li renderà capaci di conoscere e vivere il mondo con creatività, criticità e riflessività.

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