Imparare a stare nello spazio creativo. Un laboratorio con TikTok all’IIS “Don Milani” di Montichiari

di Maria Cristina Garbui

Imparare a stare nello spazio creativo. Un laboratorio con TikTok all’IIS “Don Milani” di Montichiari

Imparare a stare nello spazio creativo. Un laboratorio con TikTok all’IIS “Don Milani” di Montichiari


di Giorgia Mauri, insegnante e collaboratrice CREMIT

Secondo Alain Berthoz, “l’inibizione è fondamentale per la creatività, poiché permette di affrancarsi dalle idee fisse, da giudizi a priori o appresi, dai ricordi non pertinenti, dalle abitudini fisiche e mentali, dagli apprendimenti e dalle tradizioni consolidati nei circuiti del cervello, che li stabiliscono e li ancorano, come coralli agli scogli” (Berthoz, 2021, p. 193).

Osservando l’anno appena trascorso, si potrebbe affermare che il fenomeno dell’inibizione, nella sua accezione generativa, abbia caratterizzato le decisioni di ciascuno di noi, consentendoci di allontanarci dallo spazio di comfort per esplorare nuovi spazi terzi (Potter, McDougall, 2017). Spazi che si sono creati grazie al liquefarsi dei confini educativi in pratiche situate, sociali e transmediali: che intrecciano la dimensione formale con quella informale, gli interessi personali con i ruoli professionali. Questo emerge, ad esempio, tra i docenti nell’organizzazione e nella messa in opera delle lezioni in DAD, nei giovani che hanno formulato un nuovo concetto di quotidianità che consentisse loro di vivere esperienze tra pari a distanza e in tutti gli individui che hanno ideato nuove soluzioni per fronteggiare la pandemia in atto e le sue conseguenze.

Se la creatività ha pervaso la quotidianità di ciascuno e, soprattutto, dello spazio scolastico, l’universo mediale si è rivelato a tutti gli effetti come la sua struttura comunicazionale prediletta. Come spiega Simone Arcagni, il video è, ed è divenuto ancor di più oggi, “la forma più frequentata, scaricata e fruita dal Web e l’audiovisivo si è configurato, non tanto come un genere o una forma di comunicazione, piuttosto come il linguaggio centrale della comunicazione digitale e connessa dell’infosfera contemporanea” (Arcagni, 2016, p. 90).

Questo cambiamento ha coinvolto tutti gli attori dello spazio scolastico. In primo luogo, gli studenti hanno iniziato a fruire dello spazio del Web sia nella relazione ludica con i coetanei che nella relazione educativa e professionale. In secondo luogo, i docenti hanno rivoluzionato il proprio ruolo, le abitudini, il metodo di lavoro, per affacciarsi, e ancora di più, per immergersi e partecipare allo spazio mediale contemporaneo. Così, ancora, l’inibizione creatrice (Berthoz, 2021) ha rappresentato il fondamento per la capacità di adattamento e di problem solving di tutti quegli insegnanti che hanno manovrato l’universo dei social network trasformandolo in spazio educativo e formativo.

Quando il CREMIT è stato coinvolto nel progetto istituito dall’IIS “Don Milani” di Montichiari sulla costruzione di video e Nuovi Alfabeti Social, si è presentato un nuovo spazio creativo attraverso il quale far permeare le logiche educative dentro l’universo mediale. Così, è stato progettato un laboratorio che vivesse dentro il social network TikTok e che consentisse agli studenti di divenire produttori di contenuti e messaggi educativi.

Il video, come forma stabile e diffusa di comunicazione, perché veloce, spontaneo, modellabile, reattivo e ricettivo, funge da strumento educativo efficace trasformandosi in quel linguaggio contemporaneo che racconta le urgenze degli studenti. Essi, con spontaneità, sono così in grado di:

  • riflettere sul mondo, sulle grammatiche interne e sul linguaggio tipico dei social media;
  • riflettere sulla dimensione comunicativa dei social network;
  • progettare e produrre artefatti audiovisivi in modalità collaborativa;
  • applicare le regole dei Nuovi Alfabeti Social alla creazione di artefatti;
  • condividere gli artefatti su TikTok, valutandone gli effetti sociali e culturali.

Come spiega Nick Bilton, “la generazione che sta maturando nella società digitale non vede e non percepisce molta differenza tra i diversi tipi di media. Video? Parole? Musica? Codice? Non ha importanza” (Bilton, 2011, p. 11) e questo ha consentito agli studenti dell’Istituto di Montichiari di analizzare aspetti multiformi dell’universo audiovisivo strutturando la propria elaborazione mentale sul pensiero divergente, sulla capacità di smontare le proprie credenze e di maturare un’intelligenza collettiva (Lévy, 2002), composta da idee, principi, valori e capacità provenienti dalla comunità educante. Alcuni evidenze emergono dalla capacità degli studenti di remixare contenuti audiovisivi preesistenti investendoli di una nuova accezione, o ancora, dare significato a una sequenza di immagini attraverso il testo di una particolare canzone.

Gli studenti, hanno avuto la possibilità di confrontarsi e riflettere sui vantaggi e rischi che i social network portano con sé; di costruire una netiquette sull’utilizzo consapevole e responsabile del Web; di analizzare profili educativi virtuosi che popolano il social network TikTok, e di creare, infine, un profilo che comunicasse a gran voce messaggi urgenti, contemporanei, validi e resistenti attraverso la messa in opera delle tre dimensioni – critica, estetica ed etica – della New Literacy (Rivoltella, 2020). Un chiaro esempio di come i media si siano riconfigurati “come forme integrate agli oggetti e alle relazioni, più che come contenuti o strumenti” (Ibidem, p. 192). Gli alunni, infatti, si sono adoperati per l’ideazione e la produzione di brevi video da postare all’interno del proprio profilo TikTok. Attraverso quali tematiche si può aiutare l’universo mediale a divenire più consapevole del proprio agire? Quali sono le questioni che oggi si presentano agli utenti del Web? Come poter comunicare queste questioni? Domande che rivelano un processo di autovalutazione del proprio operato: gli studenti hanno costruito bozze, hanno valutato come seguire le logiche del Social, quali principi etici abbracciare per la pubblicazione dei propri video e, ancora, se i messaggi comunicati fossero corretti o meno.

I molteplici momenti di confronto in modalità blended – tra i monitor e i banchi – hanno rivelato alcune tematiche fondamentali messe in luce dalla produzione audiovisiva. In primo luogo, tutto ciò che si posta in Rete rimane, che definisce una presa di consapevolezza delle azioni dello studente in vista di un futuro prossimo e lontano e, quindi, della crescita e del mutamento degli individui e delle proprie circostanze di vita.

In seconda battuta, si è tentato di illustrare il principio di autoregolazione (Tisseron, 2013), spostando l’attenzione sui momenti in cui questa viene a mancare: quali sono le situazioni in cui ci imbattiamo o che causiamo all’interno delle quali l’autoregolazione è assente? Quali le conseguenze di questi atti? Nonostante l’universo social ci consenta di utilizzare strumenti di protezione e tutela della nostra privacy, l’invasione dello spazio personale spesso coinvolge tutti gli ambienti di vita, dentro e fuori gli schermi. Infine, ci si è soffermati su alcuni meccanismi psico-sociali che, derivando dalla mancanza di autoregolazione e di fisicità in Rete, portano a condotte aggressive, quali il cyberbullismo per fare un esempio. Quali sono le dinamiche che sottendono comportamenti aggressivi in Rete? Quali le possibili soluzioni per fronteggiare atti di cyberbullying?

L’aspetto preponderante della produzione audiovisiva, come dello spazio educativo, è la presenza di un rilancio continuo. La videosfera si basa su una cultura partecipativa dell’esperienza, che viene condivisa in uno spazio illimitato, consentendo a tutti gli utenti di prenderne parte condividendo video, aggiornandoli e plasmandoli. Risulta chiaro che sfruttare questa continua ricostruzione di oggetti culturali consenta agli studenti di riconsiderare più e più volte i propri preconcetti, le proprie idee, per strutturarne sempre di nuovi. Un processo di accoglienza costante del punto di vista altrui nella logica di una nuova e più responsabile presa di coscienza.

Si faccia riferimento alla sezione del sito dedicata al percorso Cremit lands on TikTok, che, come si evince dal titolo, porta il Cremit a investire di una prospettiva educativa e pedagogica il social network TikTok.


Riferimenti bibliografici

Arcagni S., Visioni digitali. Video, web e nuove tecnologie, Torino, Piccola biblioteca Einaudi, 2016.

Berthoz A., L’inibizione creatrice, Torino, Codice, 2021.

Bilton N., Io vivo nel futuro, Torino, Codice Edizioni, 2011.

De Kerckhove D., La mente accresciuta, Milano, 40K, 2010.

Gagliardi E., “[Video] Dimensione etica, estetica e critica: tre pilastri per una nuova Media Literacy”, in Cremit, 2019, https://www.cremit.it/etica-estetica-e-critica-tre-pilastri-per-una-nuova-media-literacy/

Lévy P., L’intelligenza collettiva, Milano, Feltrinelli UE, 2002.

Potter J., McDougall J., Digital Media, Culture and Education. Theorising Third Space Literacies, London, Palgrave MacMillan, 2017.

Rivoltella P.C., Nuovi alfabeti. Educazione e culture nella società post-mediale, Brescia, Morcelliana, 2020.Rivoltella P.C., “Dimensione etica, estetica e critica: tre pilastri per una nuova Media Literacy”, in Cremit, 2019, https://www.cremit.it/dimensione-etica-estetica-e-critica-tre-pilastri-per-una-nuova-media-literacy/

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