Articolo di Alessandra Carenzio pubblicato su Avvenire il 29 aprile 2025
Parte il nuovissimo Mooc (Massive Online Open Course) che Conferenza episcopale italiana e Cremit dell’Universià Cattolica hanno calibrato sulle esigenze di animatori, insegnanti e figure educative. Un sistema a moduli da seguire in base alle proprie domande
Dentro il digitale e oltre un percorso per capire le lingue del comunicare
Dopo Educazione digitale, l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei e il Cremit (Centro di ricerca sull’educazione ai media, all’innovazione e alla tecnologia) dell’Università Cattolica lanciano un nuovo Mooc. Si tratta di un corso online, gratuito e aperto a tutti (Mooc sta infatti, per Massive Online Open Course) che approfondisce i temi della comunicazione al tempo del post-digitale.
“(Post)Digitale comunicazione, educazione ed etica” – questo il titolo del corso – affronta le dinamiche, le esperien- ze e le contaminazioni tra umano, digitale e artificiale, riflettendo sull’edu- cazione, sulle modalità di interazione, informazione e mediazione culturale. Il termine post-digitale si riferisce a una fase in cui il digitale non è più una novità ma è diventato così integrato nella nostra vita quotidiana da risultare quasi invisibile o scontato.
Il corso non ha vincoli di entrata in merito a titolo di studio, età o ruolo professionale e si rivolge a operatori pastorali, giornalisti, professionisti della comunicazione, animatori, educatori, insegnanti, studenti universitari, genitori. Un affondo sulle tematiche, organizzate in 6 moduli ci consente di comprendere meglio i contenuti. L’analisi dei linguaggi e delle esperienze mediali, oggetto del primo modulo, vuole creare una cornice di riflessione sulla comunicazione oggi, grazie alle voci di due esperti di semiotica, Ruggero Eugeni e Michele Marangi; il secondo modulo tocca i temi del web sociale e della web reputation con i contributi di Stefano Pasta ed Elisabetta Locatelli sempre attenti alle dinamiche del web, mentre il terzo si concentra sull’educazione al tempo del digitale. Come cambiano le posture? Quale ruolo ha l’adulto? Lo vedremo insieme a chi scrive, docente di Didattica, e Matteo Lancini, presidente di“Minotauro”,il cui ultimo contributo ragiona proprio sul senso dell’essere adulti in relazione con gli adolescenti. Il nodo dell’etica al tempo dell’Intelligenza Artificiale (IA) definisce il focus del quarto modulo, con il filosofo Adriano Fabris e il sociologo della comunicazione Piermarco Aroldi. Il quinto modulo prova a delineare i cambiamenti nella comunicazione nella e della Chiesa, attraverso la presentazione di alcune esperienze significative con Stefano Femminis, Sabina Ferioli e Mariangela Parisi e le voci-guida di Vincenzo Corrado e di Alessandro Gisotti, vice direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. L’ultimo modulo dedicato al giornalismo al tempo del web sociale e dell’IA si chiude con l’intervento di Riccardo Benotti (Sir), Marco Ferrando (vicedirettore di Avvenire) e i video-approfondimenti di Celeste Satta.
Il percorso è composto da video-lezioni, video-approfondimenti, schede tematiche per entrare nei costrutti e riflettere attraverso esempi, letture e attività operative che possono ispirare azioni in contesto. I materiali saranno sempre accessibili e con rilascio settimanale, non occorre connettersi a un orario o giorno specifico: tutti i contenuti sono infatti a misura di partecipante, che può decidere come, quando e quante volte fruire delle risorse.
È possibile seguire tutti i moduli o solo alcuni (l’attestato si ottiene seguendone almeno tre e superando i brevi test associati). Ad esempio, insegnanti e genitori potrebbero scegliere i moduli dedicati all’esperienza mediale, al web sociale e all’educazione digitale, ma aggiungerne anche altri; giornalisti e operatori della comunicazione potrebbero seguire i moduli che approfondiscono le caratteristiche del web sociale, dell’etica e del digital journalism; gli educatori, gli operatori della pastorale, i catechisti potrebbero scegliere i moduli sull’esperienza mediale, sulla comunicazione nella Chiesa e sull’educazione digitale.
Si tratta, in sintesi, di una bella occa- sione per aggiornare la riflessione, confrontarsi con nuove idee e sviluppare percorsi di senso per il proprio ambito di vita.
Il corso parte in questi giorni e si sviluppa lungo 6 settimane, le iscrizioni sono aperte, a questo link (in versione accorciata): https://shorturl.at/I9FGS. Rimandiamo al sito di Cremit (www.cremit.it) per tutti gli aggiornamenti e le grafiche del corso.
Professoressa associata di Didattica Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano Cremit-Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Innovazione e alla Tecnologia
Articolo di Vincenzo Corrado pubblicato su Avvenire il 29 aprile 2025
Da corso e-learning a Mooc (Massive Open Online Course) con un denominatore comune: gli animatori della cultura e della comunicazione. In questa sintesi, che suona un po’ come slogan, sono racchiusi circa vent’anni di storia con un rimando ben preciso al Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa, “Comunicazione e missione”. La sigla Anicec (acronimo di animatore della cultura e della comunicazione) ha unito le comunità con una doppia finalità: formazione e promozione. Perché, si legge nel dépliant preparato per il lancio dell’iniziativa, è importante vivere «questa epoca della comunicazione non come tempo di alienazione e di smarrimento ma come tempo prezioso per la ricerca della verità e per lo sviluppo della comunione tra le persone e i popoli».
Questa motivazione di partenza non è mutata con il passare di quasi due decenni, anzi, è rafforzata dalla velocità e dalla pervasività con cui lo sviluppo tecnico e tecnologico interessa continuamente la nostra quotidianità. Per questo, il passaggio da e-learning a Mooc, oltre che segnare un cambiamento della pratica didattica, intende inaugurare anche un’estensione (“massive”, appunto) della platea degli utenti chiamati alla conoscenza e a un’idonea prassi etica nel contesto del (post)digitale. Per questo, ci si rivolge – in prima istanza – agli animatori della cultura e della comunicazione, chiamando in campo anche gli operatori pastorali, i giornalisti, i professionisti della comunicazione, gli animatori, gli educatori, gli insegnanti, gli studenti universitari, i genitori. Perché tutti abbiamo bisogno di formazione!
A tracciare l’orizzonte d’impegno è sempre il Direttorio: «L’educazione alla comunicazione e ai media non può esaurirsi nella conoscenza delle tecniche, ma deve saper leggere in profondità l’attualità sociale e culturale» (n.52). E ancora: «In questo campo nulla è frutto d’improvvisazione o d’iniziative estemporanee. Occorre, piuttosto, una formazione organica e prolungata» (n.116). La comunicazione – oggi lo si sperimenta con la molteplicità dei linguaggi a disposizione – ha bisogno di un’attenzione costante. La formazione trae ispirazione dalla dinamica stessa della comunicazione e diventa fondamento per superare comodi atteggiamenti di pressappochismo, dilettantismo, quietismo linguistico. La durata illimitata di quest’opera diviene apertura culturale che sostiene intellettualmente ed eticamente la presenza nelle innovazioni tecnologiche.
«Come ritrovare la vera identità comunitaria nella consapevolezza della responsabilità che abbiamo gli uni verso gli altri anche nella rete online?», riflette papa Francesco nel messaggio per la 53a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, offrendo una risposta a partire dalla metafora del corpo e delle membra, che san Paolo usa per parlare della relazione di reciprocità tra le persone.
La cura per una formazione continua e permanente diventa, allora, purificazione del linguaggio, con l’obiettivo di alleggerire e liberare le parole dai condizionamenti che oscurano la visuale. È un percorso difficile ed estremamente impegnativo anche per questo. Ma solo in tal modo è possibile perseguire lo scopo di una conoscenza vera e non fake, frutto di un linguaggio efficace e autentico. La responsabilità che ne consegue porta a sviluppare quel necessario senso critico per non essere fagocitati dai cambiamenti in corso. Ora, come nel 2007 (anno del primo corso e-learning), vale la chiamata all’impegno per non essere passivi. La sfida è passare da un atteggiamento superficiale a uno coinvolgente: «Da spettatori a protagonisti della nuova cultura mediale» (cfr. Direttorio, n.14). In che modo? Con progettualità e creatività, ascoltando quel grido che emerge da un contesto che ancora si fatica a conoscere, ma che non si può ignorare. Il Mooc è un’opportunità per non restare sordi.
Direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana
Un nuovo MOOC targato CREMIT e Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della CEI