di Elisa Gagliardi, studentessa dell’Università di Firenze, tirocinante presso CREMIT
“Se vuoi fare un passo avanti, devi perdere l’equilibrio per un attimo”.
La citazione di Massimo Gramellini è la promessa della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, che il 3 febbraio 2020 ha fatto gli onori di casa presso la Camera dei deputati ad alcuni esperti del mondo della scuola e dell’università, dell’associazionismo e del settore privato, in occasione del convegno “Media Education: più consapevolezza, più opportunità, più futuro!”.
La ministra è sembrata accogliere l’urgenza di un intervento educativo nei confronti dei ragazzi, cittadini di oggi e di domani, perché sono proprio loro che potrebbero fungere da argine a volgarità e brutalità che stanno caratterizzando il vissuto sociale nei contesti virtuali: “Non si tratta di reprimere l’individualità che può esprimersi attraverso i social media; si tratta di temprare all’umanità consapevole, si tratta di educare alla saggezza, si tratta di recuperare quell’etica del discorso che Habermas ci ha insegnato. Gli adulti sono i primi protagonisti negativi di questa vicenda e la politica non dà il buon esempio, e anzi, spesso è origine di tutto questo”.
Perdere il senso di comunità, guardare soltanto il proprio interesse, vuol dire mettere a rischio la convivenza civile. Bullismo e cyberbullismo ne sono le conseguenze.
La scuola, nucleo fondante della società e talvolta unico baluardo di riferimento, alleandosi con altre autorità, può e deve assolvere il suo compito di accompagnare, orientare, fornire le competenze adeguate.
L’educazione è ormai al banco di prova del digitale. Non solo siamo messi di fronte ad un cambiamento culturale epocale, ma inarrestabile. Gli stessi media evolvono costantemente. Va da sé che le modalità e le metodologie attraverso le quali mettersi in relazione con i media debbano cambiare.
Pier Cesare Rivoltella, direttore del Cremit e docente di Didattica generale e Tecnologie dell’istruzione, ha messo in luce i tratti salienti che hanno segnato l’evoluzione tecnologica: “Un tempo esistevano le forme testuali esclusivamente nei libri, di cui altri erano produttori e noi gli spettatori: la nostra esperienza si caratterizzava essenzialmente di accesso e comprensione. Oggi il processo non è più unidirezionale: siamo autori e consumatori insieme, oltretutto in un tempo di “protagonismo dei contesti informali”. Prosegue Rivoltella: “I nostri ragazzi, più che a scuola, più che in famiglia, più che nelle sedi istituzionali, producono senso, organizzano ed elaborano significati dentro spazi che sono terzi e che rischiano di sfuggire al genitore, all’educatore, all’insegnante”.
La frontiera etica dei media ci richiama alla responsabilità, ma da sola non basta. Il problema, infatti, non è il controllo degli strumenti, ma “sono i dati che ognuno di noi lascia a disposizione di chi ne può far uso per profilarci fin da quando siamo piccolissimi”. Inoltre, proprio perché diventiamo produttori di quelle forme testuali, diventa necessaria la dimensione della creatività, intesa come “produzione non stereotipata, spontanea, originale”.
Etica, estetica e critica, possono essere i tre pilastri su cui Rivoltella suggerisce di costruire una nuova Media Literacy per questi anni.
In linea con quanto detto finora è il progetto biennale presentato dalla ricercatrice Livia Petti nel corso del convegno e avviato lo scorso anno dall’Università degli Studi del Molise, dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e dal CREMIT in 19 scuole di primo ciclo in Molise e in Lombardia. Grazie anche ad una stretta collaborazione con gli insegnanti, ha come obiettivo principale quello di comprendere se si stia superando effettivamente o meno l’approccio alfabetico ai dispositivi in direzione di una produzione responsabile, attraverso l’introduzione, o meglio, la naturalizzazione e l’armonizzazione della Media Education all’interno del curricolo.
Abbiamo delle sfide molto ampie, ma anche molto avvincenti. Se andare verso il nuovo ci fa inevitabilmente paura, ora siamo chiamati a perdere l’equilibrio, perché è necessario per compiere quel passo che ci consenta di raggiungere risultati concreti, seppur non immediati.
Politica, scuole e famiglie in prima linea.
A questo link potete trovare il video della mattina (l’intervento di Pier Cesare Rivoltella dal minuto 40): https://www.youtube.com/watch?v=lykv_35O4oA&list=PLyrF_X3ZxmlWD-5cUFjGyEiyF9GHikv5x