Emotions. Le emozioni nei mondi artificiali

di Iole Galbusera

Emotions. Le emozioni nei mondi artificiali

Emotions. Le emozioni nei mondi artificiali


Come cambieranno le emozioni nei mondi digitali del metaverso, degli algoritmi, della realtà virtuale, della robotica, dei cyborg, degli avatar? Questa la domanda posta sul palco del Theatre del MEET Digital Culture Center della Fondazione Cariplo di Milano in apertura alla discussione scientifica e culturale su un tema importante quale la relazione tra uomo e macchina.

Il 31 marzo 2022 si è svolto il convegno Le emozioni nei mondi artificiali, quinta tappa di Emotions – il BrainForum itinerante ideato da Viviana Kasam, presidente di Brain Circle Italia, in collaborazione con MEET Digital Culture Center e patrocinato dal Comune di Milano, che ha trattato diversi temi particolarmente cari a Cremit: a partire dal riconoscimento della componente emotiva consapevole quale elemento fondamentale e predominante nella gestione delle capacità cognitive.

Nei saluti di apertura sono intervenuti:

  • Viviana Kasam – Presidente Brain Circle Italia, con una introduzione sul rapporto tra la comunità scientifica e il ruolo della donna nella storia, ispirata alle parole di Rita Levi Montalcini.
  • Maria Grazia Mattei – Founder e Presidente di MEET, che ha suggerito un approccio critico al presupposto che la diffusione delle tecnologie digitali dovrebbe aiutare automaticamente a governare la complessità della vita odierna.
  • Carlo Mango – Direttore dell’Area Scientifica e Tecnologica di Fondazione Cariplo, che ha evidenziato come le ricerche condotte dalle donne ribaltano il gender balance a cui si era abituati finora.
  • Maria Pia Abbracchio – Vice Rettore dell’Università La Statale, secondo cui le neuroscienze aiutano il progresso scientifico nel distruggere dei preconcetti e a combattere dei dogmi.
  • Tommaso Sacchi – Assessore alla Cultura del Comune di Milano, che ha colto la coincidenza dell’Art Week di Milano per ricordare il nesso stretto tra arte e scienza nella loro ispirazione reciproca.

Nel corso della mattinata si sono poi alternate sei esperte della comunità scientifica nazionale e internazionale, di cui riportiamo alcuni passaggi fondamentali.

Alessandra Sciutti – Istituto Italiano di Tecnologia, Genova: Comprendersi tra umani e robot.

Lo studio dei meccanismi sensoriali, motori e cognitivi alla base delle relazioni umane con i robot consente di recuperarne una visione più completa dell’intelligenza, di quanto non sarebbe se volessimo separare la mente dal cervello e ancor più dal corpo stesso e dalle nostre emozioni. Già nel 1994 Antonio R. Damasio nel suo “L’errore di Cartesio” aveva sostenuto che la razionalità nostra include anche la dimensione emozionale e affettiva, da cui si deduce quanto le nostre lenti antipomorfe, indisensabili all’empatia, ci facciano avere una visione del mondo ben diversa da quella dei robot. La ricerca condotta dall’ITI su iCub vuole aiutare questo robot a relazionarsi con gli uomini cercando di ricostruire le capacità di un sistema intelligente (a partire dal bambino), così da renderlo sensibile al non detto e adattare il training in corso alle emozioni umane. Affascinante da un punto di vista scientifico e importante dal punto di vista applicativo, l’obiettivo della ricerca è permettere a uomini e robot di comprednersi a vicenda fino a diventare migliori collaboratori.

Agnieszka Wykowska – ITI, Genova: Metodi neuroscientifici per progettare robot più sociali.

I robot sono macchine intelligenti o agenti sociali dotati di intenzionalità? Nel film “The Imitation Game” (regia di Morten Tyldum, 2014), ci si chiedeva “if something look differently does it mean it’s not thinking?” E noi possiamo veramente attribuire pensieri intenzionali alle macchine? Ne consegue una riflessione sulle somiglianze con l’aspetto, il comportamento e i legami socio-emotivi umani, quali elementi che uniti alla cooperazione e ad una maggiore comprensione dell’errore umano possono incrementare l’intenzionalità dei robot, a scopi assistenziali sia per i terapeuti che per persona con autismo.

Daniela Cerqui – antropologa dell’Istitute of Social Siences (ISS), Université de Lausanne: Cyborg e pensiero magico.

Nel nostro immaginario la società è incapace di pensare l’essere umano indipendentemente della tecnologia e la naturalizzazione dei media a livello epiteliale ha fatto sorgere nel tempo domande di tipo etico riguardo principalmente gli usi scorretti. Al contrario, antropologicamente é interessante ragionare sugli usi corretti della tecnologia, così da spostare la domande a monte. Prima fra tutte, qual è il progetto di umanità che stiamo sviluppando andando avanti con queste tecnologie? La tecnologia è la soluzione a tutti i problemi? Già nel 2002 in termini di “pensiero magico” si parlava di età d’oro in cui la tecnologia sarebbe stata la soluzione a qualunque problema. Un po’ alla volta abbiamo delegato alle macchine la nostra forza fisica e la decisione, fino ad arrivare all’umanoide femminile creato da Hiroshi Ishiguro e al software Zora (un completamento di NAO) al servizio degli anziani in Svizzera (entrambi di aspetto femminile e privi di intercambiabilità con la persona). Approdando infine alla NASA, si giunge poi alla fantascienza e alla questione filosofica della cibernetica (cyborg) per cui ciò che fa che di voi siete esseri viventi e intelligenti non è la materia di cui siete fatti, ma l’organizzazione tra gli atomi di materia (dalla barca di Teseo a Kevin Warwick, secondo cui l’umano è obsoleto e deve fondersi con la tecnologia se vuole restare “umano”, perché spesso il corpo è un ostacolo).

Ad un breve coffe break è seguito un momento di spettacolo e scienza curato da Sebastiano Cognolato, Eri Hamakawa e Orf QuarenghiButterflies. Esperimento di fusione tra la musica suonata al pianoforte, video arte e attivazione neuronale sperimentata su dei volontari.

Barbara Mazzolai – ITI, Pisa: Robot più umani: un altro tipo di intelligenza?

Un altro tipo di intelligenza da esplorare è la biorobotica, utile all’esplorazione del suolo, ad una maggiore comprensione del mondo naturale e validare ipotesi grazie ad analisi comparative tra robot e piante (capacità attiva di crescita e passiva di adattamento morfologico all’ambiente anche senza l’uso della vista, di far rete ed entrare in simbiosi mutualistica con altri organismi), polpi (controllo distribuito su infiniti gradi di libertà di movimento e risparmio energetico nell’interazione con l’ambiente), funghi (il così detto wood wide web e l’adozione di sistemi di difesa) e così via.

Mavi Sanchez Vives – ICREA, August Pi I Sunyer Biomedical Research Insitutte (IDIBAPS), Barcelona: Un approccio alle emozioni l’ “embodiment” virtuale.

L’uso della realtà virtuale mediante embodiment, per cui il cervello si convince di essere un’altra persona grazie da un lato alla plasticità neuronale e dall’altro ad elementi di sincronicità e coerenza tra il proprio corpo e la VR, può avere importanti risvolti sul piano terapeutico: il multisensory environment già profetizzato in Matrix può infatti aiutare il controllo di paure sociali o di volare o difficoltà post traumatiche and per genere, oltre che per numerose applicazioni in campo psicologico (conversazioni con se stessi, riabilitazione contro la violenza domestica e i pregiudizi razziali) e artistico della performance capture. Ancora una volta, l’unico limite è l’immaginazione.

Sara Tonelli – Digital Humanities Group, Fondazione Bruno Kessler: Algoritmi per individuare i messaggi e le emozioni di odio sui social media.

Da ultimo, ma non certo per importanza, il tema del cyberbullismo affrontato sulla base di nuovi algoritmi studiati per catturare le emozioni su Internet (pubblicità, propaganda, hate speech, ecc.) con i conseguenti risvolti etici. Si tratta in questo caso di un esempio di machine learning, più che di coscienza artificiale, per cui a partire da un data set e un modello matematico applicato ad un sistema, viene categorizzato quanto più materiale linguistico disponibile e mettendo insieme il confronto fra dati è possibile riconoscere eventuali bias (che la macchina interiorizza dagli uomini coinvolti nella text analysis) e addirittura fare predizioni: forse se combattiamo i pregiudizi negli algoritmi possiamo farlo di conseguenza anche dentro di noi, a partire ad esempio da una presa di coscienza sulla rappresentazione per lo più maschile del lessico scientifico.

Qui di seguito la registrazione completa dell’evento disponibile su YouTube:

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