“Educare attraverso i media. L’irruzione del digitale nella catechesi”, questo il titolo dell’intervento di Pier Cesare Rivoltella svolto martedì 6 ottobre per i catechisti di tutta la diocesi di Lodi (la seconda serata di tre appuntamenti).
Qualche commento, riprendendo le parole di Rivoltella:
– i media digitali sono mediatori sociali, in uno spazio non più condiviso, ma confuso (ovvero uno spazio in cui ci ritroviamo fianco a fianco, ma collocati in luoghi diversi). Il riferimento qui è al lavoro di Sherry Turkle;
– il passaggio chiaro è da un tempo dedicato (un tempo che possiamo definire discreto) a un tempo condensato, che ha la caratteristica di impacchettare l’uno sull’altro, nello stesso istante, più tempi;
– il superamento del controllo esercitato dalla società adulta su ciò che le generazioni possono vedere o meno, conoscere o meno, è fortissimo. I media digitali e sociali non solo consentono l’accesso, ma la produzione e la condivisione in maniera immediata;
– il tema della responsabilità rispetto alla pubblicazione dei contenuti è un tema educativo importante, oltre al pensiero critico che forse poteva bastare qualche decennio fa. Siamo autori, spesso poco consapevoli, di contenuti e messaggi che vivono in un tempo disintermediato (Missika);
– serve riarticolare il discorso, quando siamo online, con una attenzione alla granularità dei nostri contenuti (in un’aula a distanza non posso parlare per 45 minuti, devo suddividere la comunicazione in parti più circoscritte, organizzate attorno a un solo concetto. Questo rende più agile la comunicazione, attraverso sequenze di momenti e porzioni, badando anche ai tempi del lavoro;
– la relazione dipende dalla vicinanza, non tanto dalla presenza o dalla distanza. Si può essere vicini anche se distanti e lontani anche se siamo in presenza. Possiamo superare queste idee ingenue che legano la distanza fisica a quella sociale e la presenza all’autenticità della relazione;
– la necessità di creare e mantenere, anche a distanza, il senso della comunità è altissima: le tecnologie di comunità (Rivoltella, 2017), invece di allentare il legame, creano il legame, lo mantengono, lo riannodano grazie ad alcuni accorgimenti (costruire riti e routine, come appuntamenti fissi che sono una cornice di riconoscimento nella comunità, affiancare i progetti dal basso, vivere la connessione come elemento che potenzia nella logica dell’empowerment appunto).
Qui il link per guardare il video: https://www.youtube.com/watch?v=AyCPoxlXblc&feature=youtu.be