Torno in Giordania per la settima volta e questa volta non solo per scopi turistici.
Abita qui ad Amman la mia prima docente di arabo Nadia Abu Odeh che è diventata una amica carissima e che mi ha permesso di alzare un po’ il velo rispetto alla comprensione di questa cultura così diversa dalla nostra.
Nadia è stata una docente universitaria all’Università di Giordania ad Amman nel dipartimento di lingue, dove ha insegnato arabo per studenti stranieri. Ora si è lanciata in una nuova sfida, fondando una Accademia di lingue per stranieri.
In occasione di questa mia visita Nadia mi ha organizzato incontri in università giordane con i professori referenti di educazione e nuove tecnologie per un confronto con gli stessi rispetto all’uso delle nuove tecnologie in ambito educativo.
Ho visitato l’università di Al Albeit a Al Mafraq, l’università ASU ad Amman e l’università Hashemita di Giordania ad Amman.
La prima impressione che ho avuto è stata quella di un grande interesse rispetto alla tematica, ma purtroppo, ad eccezione della università ASU che è una struttura privata, le infrastrutture tecnologiche presenti nelle altre istituzioni si sono rivelate carenti sia in merito alla disponibilità di strumentazione sia in merito alla connessione internet.
Discutendo con i professori ho poi potuto constatare che le nuove tecnologie applicate all’ambito educativo vengono intese esclusivamente come strumenti di supporto e non come una via nuova per progettare una didattica innovativa sia nei contenuti sia nella metodologia. Questo aspetto era emerso chiaramente anche dai risultati della ricerca Jetl@g (Jordan education technologies to lead @generation), condotta come CREMIT nel 2015, che aveva l’obiettivo di indagare le rappresentazioni e gli usi delle tecnologie nelle scuole secondarie della Giordania riguardante studenti/studentesse e docenti. Le tecnologie (soprattutto smartphone e laptop) sono diffusissime, ma utilizzate quasi esclusivamente per stare connessi con amici e famiglie e per scaricare contenuti, mentre sul fronte dei docenti davvero scarsi sono gli usi didattici.
Nonostante questa situazione poco avanzata dal punto di vista delle pratiche didattiche, i professori incontrati hanno dimostrato grande interesse a conoscere nuovi utilizzi delle TIC, utilizzi che arricchirebbero le loro competenze professionali di insegnamento, integrando le tecnologie didattiche per promuovere una innovazione didattica.
Certo, qualsiasi innovazione scolastica con l’utilizzo delle TIC deve andare di pari passo con una implementazione tecnologica soprattutto in ordine a due aspetti.
Il primo è la necessità della presenza e della diffusione della banda larga a disposizione non solo dei docenti, ma anche degli studenti nelle strutture scolastiche.
Il secondo aspetto da considerare indispensabile è un programma formativo per i docenti che preveda un primo momento riguardante la Digital Literacy e un secondo momento relativo ad una formazione che favorisca una didattica innovativa con l’introduzione delle nuove tecnologie nella progettazione dei percorsi scolastici.
Ritengo che al momento la situazione sia pronta a ricevere nuovi spunti e stimoli per un progressivo piano formativo.
Soprattutto con l’Università di Giordania si sono avviati contatti validi in ordine a successivi momenti di scambio e collaborazione. È stato predisposto per la mia visita un momento seminariale nel dipartimento di lingue straniere con la presenza del responsabile di Facoltà Prof. Hammouri, di numerosi studenti e la quasi totalità dei professori; mi è stata quindi offerta l’opportunità di tenere una lezione in una classe del quarto anno del corso di “Pensiero Italiano” di cui è titolare il Prof. Mahmoud Jaran.
L’esperienza è stata davvero molto interessante. Gli studenti si esprimono in un italiano direi fluente e il corso tocca diversi ambiti della cultura italiana: storia, cinema, letteratura, politica, poesia. Durante questo incontro ho affrontato con gli studenti l’argomento di come le nuove tecnologie potrebbero avvantaggiare loro nella conoscenza della cultura italiana.
Ho mostrato inoltre il sito del CREMIT, soffermandomi sulle nostre iniziative e i nostri progetti, ho mostrato come ci sia l’opportunità di poter utilizzare l’ambiente di apprendimento PAV come esempio di ambiente apprendimento significativo in remoto che, grazie alla possibilità di accesso tramite lo smartphone, può essere facilmente impiegato come un ambiente di apprendimento condiviso e multimodale. Tutti gli studenti hanno positivamente risposto a queste suggestioni.
Un altro importante contatto è stato avviato durante questa mia permanenza con l’organizzazione QRTA, la più importante organizzazione giordana per la formazione dei docenti, soprattutto sul versante della innovazione didattica. La coordinatrice Dania Qudah mi ha chiesto l’invio dei nostri CV per poterci invitare in un futuro prossimo ad incontri ed eventi. La QRTA è la più importante struttura giordana che si occupa di formazione docenti e viene monitorata direttamente dal Ministero giordano dell’educazione e dalla Regina Rania che ne ha voluto personalmente l’istituzione.
Certamente è stata una settimana intensa e mi auguro portatrice in futuro di sviluppi positivi.
Maa assalama al urdun. Arrivederci Giordania!
Camilla Zabaglio