Venerdì 20 marzo è morta Francesca Scalabrini, colpita dal Covid-19. Quando se ne va una persona con cui si sono percorsi vari tratti di strada, è difficile trovare parole adeguate per dar voce al dolore e al senso di smarrimento. A questa fatica si aggiunge l’incognita per il momento che stiamo vivendo. Qui il ricordo del direttore del CREMIT Pier Cesare Rivoltella.
È mancata ieri sera Francesca Scalabrini: insegnante, formatrice, tutor del nostro Corso di Studi in Scienze della Formazione Primaria. Il virus se l’è portata via.
Francesca era nata a Settimo Milanese il 20 dicembre del 1964. Ora viveva a Rho con la figlia Federica. La conoscevo da almeno vent’anni. Maestra elementare con la passione delle tecnologie, l’avevo selezionata come esperta IRRE quando fui nominato Presidente di quel concorso. Per anni con l’INDIRE si era occupata di documentazione pedagogica: era un’esperta di GOLD, la piattaforma per la documentazione che l’Istituto fiorentino aveva messo a punto per il mondo della scuola. Per una vita aveva desiderato laurearsi e ci era riuscita qualche anno fa, strappando le ore di studio al lavoro e alla famiglia.
Quando l’ho selezionata come tutor di Primaria era felicissima: per lei significava tornare a contatto con l’Università e soprattutto dedicarsi alla formazione dei giovani insegnanti, la cosa che le piaceva di più in assoluto. Formatrice di lunga esperienza, amava il suo lavoro. Era appassionata della scuola, della ricerca educativa, dei bambini.
Appena il contagio si è diffuso, era rimasta a casa in autoisolamento, pur senza far mancare il suo lavoro in via digitale, sia ai colleghi del T1 che, soprattutto, si suoi amati studenti. Francesca aveva, infatti, una forma di malattia autoimmune che rendeva particolarmente fragile il suo sistema respiratorio. Era risultata positiva al Coronavirus. Ricoverata d’urgenza in terapia intensiva, era in coma farmacologico ma negli ultimi giorni sembrava stabilizzata e reagire alle cure. E invece ieri sera non ce l’ha fatta.
Questo virus è crudele. Ti fa morire due volte. Perché prima ti sottrae ai tuoi affetti, alla loro vista, alla loro presenza, e poi ti uccide. E così torni inevitabilmente con la memoria alle ultime parole scambiate, alle ultime righe scritte, e pensi alle occasioni mancate, alla telefonata che avresti potuto fare, alla mail che avresti potuto scrivere.
Il 10 marzo scorso Francesca lascia gli ultimi post sul suo profilo Facebook. In uno di essi riporta poche battute dello psicologo Umberto Longoni: «Dedicatevi a chi vi fa ridere, pensare, crescere. L’albero non ospita i nidi di tutti gli uccelli, ma solo quelli compatibili con la propria indole, con l’armonia, l’intrico e la resistenza dei suoi rami». E subito dopo si rivolge ai colleghi: «In questo marasma….Se avete bisogno di aiuto contattatemi. Sto vedendo delle cose veramente indecenti pur di spillare soldi alle scuole…mamma mia….». Poetica e generosa, tenera e combattiva, come sempre.
A noi non restano che il ricordo, la preghiera e l’affetto che intendiamo far giungere alla figlia Federica.