di Matteo Mancini, studente Laurea Magistrale in Media Education
Traduzione in portoghese di Enrica Ranno, educatrice territoriale
Camminare per São Paulo è un universo di colori e movimenti. Le macchine fanno a gara in un dolce flusso che trasporta vetri, specchietti, ammaccature e sfumature scrostate. Ovunque si possono incontrare graffiti su muro vivo che raccontano la bellezza di una città che accoglie e vuole bene. In tutto questo c’è Globo, un grande occhio mediatico che scruta, osserva e individua ogni minimo segno di irregolarità. Le tv dei bar all’aperto rispondono in coro al calpestio dei passanti che scandiscono il tempo, le voci dei telecronisti si confondono alle parole dette tra una frittura di pastel e un sorso di guaranà. La polizia cammina fiera a testa alta tra le persone e sfoggia grandi muscoli scolpiti dal sole di mezzogiorno.
La sicurezza e la protezione, qui, sono temi caldi. Un poliziotto è parte di un organismo di governo che vede con un unico occhio quadrato, quello di globo, la più grande rete di trasmissione televisiva brasiliana. Globo spaventa, guida le sensazioni e le emozioni della popolazione; ricerca la novità e la teatralizza. Il simbolo di questa emittente è un quadrato, all’interno vi è posizionato un cerchio, una circonferenza vuota, asettica e trasparente. Come un otturatore rotto, mette a fuoco una realtà falsata che le persone ricevono quotidianamente nelle loro case. Un 1984 Orwelliano che bussa le porte del Brasile, spalanca scenari distopici, mentre a lato della strada che percorro si incontra il sudore di un uomo che vende fiori ed un gruppetto di ragazzi, passandosi gli auricolari da un orecchio all’altro, ascoltano l’ultima canzone funky in tendenza su YouTube, scherzando tra di loro con timide occhiate e imbarazzanti posture. I bus che costeggiano i marciapiedi irregolari sono pieni di iridi che spaziano dall’azzurro intenso al marrone scuro; punti di vista differenti che si intrecciano come le traiettorie aeree a diversi livelli di altitudine.
In mezzo a questo oceano di sguardi si muove silenzioso e militante l’occhio simbolo dell’Istituto Paulo Freire tv. La possibilità di leggere tutti gli aspetti della realtà nel rispetto e nella dignità dei valori e dei diritti umani, garantendo l’accesso alla conoscenza critica per tutte le età ed a tutti i livelli di classe sociale. L’occhio disegnato per l’Istituto Paulo Freire di São Paulo è pieno. La pupilla accoglie il mondo in uno sguardo che mantiene un’iride circolare che profuma di popolo. Due punti di vista differenti che ci fanno comprendere la grande potenza che oggigiorno i media esercitano sia nei confronti dell’educazione che nella revisione e costruzione di nuovi aspetti culturali.
A quale occhio vogliamo affidare la nostra evoluzione come esseri umani?
“Nessuno libera nessuno, nessuno si libera da solo; ci si libera insieme”
Paulo Freire
Altre esperienze di tirocinio nella Laurea Magistrale in Media Education:
Cosa c’è di educativo nella robotica? di Valentina Piccoli
Uma questão de olhares
Andar por São Paulo é um universo de cores e movimentos. Os carros competem em um fluxo suave que transporta vidros, espelhos retrovisores, amassados e tons de descamação. Em todos os lugares você pode encontrar uma parede grafitada que conta a beleza de uma cidade que acolhe e ama. Em tudo isso está a Globo, um grande olho midiático que examina, observa e identifica cada sinal de irregularidade. As TVs nos bares ao ar livre respondem em coro ao pisotear dos passantes que marcam a hora, as vozes dos comentaristas se misturam com as palavras ditas entre a fritura de um pastel e um gole de guaraná. A polícia anda orgulhosamente entre as pessoas e exibe grandes músculos esculpidos pelo sol do meio-dia. Segurança e proteção aqui são temas quentes. Um policial faz parte de um órgão de governo que vê com um único olho quadrado, o da Globo, a maior rede brasileira de transmissão televisiva. Globo assusta, orienta as sensações e emoções da população; pesquisa a novidade e dramatiza-a. O símbolo desta emissora é um quadrado, no interior há um círculo, um círculo vazio, asséptico e transparente. Como um obturador quebrado, ele se concentra em uma realidade distorcida que as pessoas recebem diariamente em suas casas. Um 1984 orwelliano, que bate nas portas do Brasil, abre cenários distópicos, enquanto ao lado da estrada que eu percorro encontro o suor de um homem que vende flores e um pequeno grupo de meninos, passando os fones de ouvido de orelha a orelha, ouvindo a mais recente música funky na moda no youtube, brincando com olhares tímidos e posturas embaraçosas. Os ônibus que costeiam as calçadas irregulares estão cheios de íris que variam do azul intenso ao marrom escuro; diferentes pontos de vista que se entrelaçam como trajetórias aéreas em diferentes níveis de altitude. Em meio a esse oceano de olhares, o olho ícone do Instituto Paulo Freire TV move-se militante e silenciosamente. A capacidade de ler todos os aspectos da realidade em respeito e dignidade de valores e direitos humanos, garantindo o acesso ao conhecimento crítico para todas as idades e em todos os níveis da classe social. O olho desenhado para o Instituto Paulo Freire em São Paulo é cheio. A pupila acolhe o mundo em um olhar que mantém uma íris circular que cheira a pessoas. Dois pontos de vista diferentes que nos fazem compreender o grande poder que hoje a mídia exerce tanto em relação à educação quanto na revisão e construção de novos aspectos culturais.
A que olho queremos confiar nossa evolução como seres humanos?
“Ninguém liberta ninguém, ninguém se liberta sozinho: os homens se libertam em comunhão” Paulo Freire
Enrica Ranno
Educadora de território
Il mio nome è Matteo Mancini, ho 27 anni e provengo da un piccolo paese della provincia di Cuneo, Mondovì.
Sono un educatore professionale, lavoro in una Cooperativa sociale chiamata Caracol. I primi Indios del Chiapas in Messico avevano profonda considerazione per la figura del Caracol (chiocciola), che rappresentava l’entrata verso il cuore, la conoscenza e anche l’uscita dal cuore per andare nel mondo.
Con il Caracol si richiamava la collettività affinchè la parola scorresse dall’uno all’altro e nascesse accordo; il caracol era d’aiuto affinchè l’orecchio udisse anche la parola lontana.
Recentemente, con l’Università Cattolica di Milano, in seno a Scienze della formazione ho iniziato un percorso di laurea magistrale in MediaEducation che mi sta dando la possibilità di intraprendere un tirocinio estero.
In questo percorso si articola un viaggio frutto di un’esperienza che vuole farmi maturare sia a livello professionale, che umano.
Sappiamo quanto sia importante non smettere mai di imparare, di formarsi e di conoscere; a volte altre culture, altri usi e costumi arricchiscono il nostro bagaglio esperienziale facendoci maturare visioni e prospettive, che non saremmo stati in grado di intravedere senza.
Ho scelto dunque di partire per il Brasile, precisamente a Florianopolis (Santa Catarina) e a Sao Paulo per conoscere due precise realtà che mi racconteranno come ogni giorno l’educazione si confronta con il difficile quotidiano, interrogandosi sulle corrette pratiche d’intervento per portare professionalità e possibilità legate alla costruzione collaborativa di una vita sociale armoniosa, ricca e degna di essere vissuta.
La prima realtà osservata sarà il contesto sociale di Florianopolis che mi vedrà ospitato all’interno della complessa rete dell’Istituto Padre Vilson Groh e mi porterà ad interagire attivamente con la Universidade Federal de Santa Catarina
La seconda realtà osservata sarà L’istituto Paulo Freire di Sao Paulo.
Obrigado.