Cari lettori, eccoci tornati con il nostro numero di gennaio. Dopo il successo della “Posta di Gigi” che tornerà prestissimo con nuovi interrogativi e approfondimenti, continuiamo ad analizzare le diverse posture che il digitale porta con sé e con questo articolo dedichiamo la nostra attenzione alla dimensione: dietro agli schermi.
Forse non tutti sanno come da sempre la tecnologia influenza non solo le nostre azioni, ma anche il nostro modo di pensare. Chi progetta, produce e vende il digitale ha affinato un design sempre più pervasivo e funzionale ad accrescere il guadagno economico, soprattutto con fasce di mercato strategiche, quale ad esempio quella dell’infanzia.
Come educatori, insegnanti e genitori, come sollecitato dal professor Michele Marangi nel suo libro Addomesticare gli schermi è, quindi, importante domandarsi: “che tipo di design educativo deve essere sviluppato per riconoscere e tematizzare gli script dei produttori per saperli ricodificare in un valore d’uso pedagogico, evitando sia l’assuefazione sia il rifiuto aprioristico?”
Per poter dare risposta a questo quesito è fondamentale provare a capire quali caratteristiche assume il web di oggi.
Come abbiamo già accennato il digitale, in questo momento più che mai, influenza molti aspetti della vita quotidiana di adulti e bambini, grazie al fenomeno della “datificazione”. Questo termine si riferisce al flusso continuo di dati generati dalle nostre azioni che vengono raccolti, analizzati e organizzati per orientare comportamenti, spazi e gestione del nostro tempo. All’interno di questo fenomeno non viene preservata nemmeno la fascia dei più piccoli tanto che viene coniato il termine “infanzia datificata” (Mascheroni & Siibak, 2021).
Pensate infatti a quanto il mercato dedicato ai più piccoli sia da anni considerato strategico nell’influenzare la capacità di spesa delle famiglie; le aziende hanno persino introdotto un termine specifico per descrivere questo fenomeno: “kidfluence”, da kid bambino e influence influenza. Si riferisce al potere d’influenza che i bambini hanno sulle decisioni di acquisto e sui consumi di tutta la famiglia e si è intensificato con l’evoluzione delle tecnologie digitali e dei social media. I bambini non più sono più solo spettatori, ma spesso partecipano attivamente, influenzando tendenze e scelte.
Alla luce di queste considerazioni è necessario lavorare per aumentare la consapevolezza degli adulti affinché imparino a valutare non solo il contenuto di un prodotto digitale, ma anche l’intero sistema di condizionamenti estetici, sociali, culturali ed economici che influenzano la fruizione e il consumo di determinati formati.
Per meglio comprendere in cosa si traduce realmente l’impegno di genitori ed educatori portiamo ad esempio il caso di YouTube. La proposta di video online per bambini e bambine tra 0-6 anni ha un grande potere commerciale e di attrazione sociale ma purtroppo non sempre le aziende la usano con responsabilità. La chiave sta proprio nel formare consapevolezza e competenza nelle figure educative che gravitano intorno ai bambini così da tradurre la semplice visione di un video in uno mezzo dal grande potere educativo e pedagogico. Le differenze di approccio e di utilizzo devono tradursi in alcune posture che gli adulti è importante assumano, quali:
- la presenza fisica, il supporto emotivo, affettivo e pedagogico che permetta di saper selezionare i video da utilizzare, comprendendo quali potrebbero non essere progettati in modo appropriato per i bambini,
- favorire nei bambini e nelle bambine, fin da piccoli, la capacità di scelta e fruizione;
- mantenere aperto il dialogo e il confronto su ciò che viene visto, sulle emozioni e i pensieri che si sviluppano a partire dal video, migliorando di volta in volta le abilità espressive dei bambini e delle bambine;
- assumere, a livello familiare, delle posture attive eseguendo gesti fisici e azioni collegate a ciò che si sta guardando;
- neutralizzare i contenuti problematici o inappropriati che vengono proposti nei video bloccando e riprendendo;
- creare collegamenti con il mondo reale, riportare al quotidiano ciò che viene visualizzato online, fare esempi concreti, reali, di esperienze vissute;
- concordare con i bambini il tempo da trascorrere davanti allo schermo, che potrà aumentare in base all’età;
- impostare insieme eventuali filtri di controllo, spiegando loro il funzionamento, il senso e l’utilità di questa operazione;
- costruire insieme una playlist personale, in cui il bambino può riconoscere, articolare e sviluppare i propri interessi inserendoli in un ambiente protetto e di facile fruizione.
Infine, un ulteriore aspetto da considerare, in riferimento alla centralità dei dati per mappare le abitudini e successivamente per creare ulteriori stringhe di informazioni che permettono di influenzare i comportamenti di chi usa il digitale, sono sicuramente gli analitici. Con questo termine intendiamo:
- In senso letterale: il processo di misurazione, raccolta, analisi e presentazione dei dati digitali, finalizzato a comprendere e ottimizzare l’uso del web da parte di chi opera nel marketing;
- Come atteggiamento culturale: promuovere lo sviluppo di capacità analitiche, di scelta consapevole e di utilizzo critico nei consumi digitali, anche tra i bambini più piccoli.
Quest’ultimo aspetto è senza dubbio quello che cattura maggiormente l’attenzione di educatori e insegnanti, rispondendo al quesito iniziale. Per comprendere il significato degli strumenti analitici, decostruirli e ricomporli in una prospettiva di crescita e di sviluppo armonico, non avrebbe senso proporre schemi rigidi o impartire grandi lezioni ai bambini e alle bambine. Risulta quindi più efficace permettere loro di sperimentare attraverso il gioco e la progettazione. La mediazione ludica offre infatti l’opportunità di confrontarsi con la necessità di selezionare e combinare dati in sequenze operative per raggiungere un obiettivo. La nostra proposta è quella di raccontare ai bambini una storia in cui il nostro amico grillo, Gigi-tale, intento a raggiungere la sua tana lascia sbadatamente lungo la strada alcune briciole dei biscotti di cui è tanto goloso. Non pone troppa attenzione alla cosa e non pensa che lasciando quelle tracce il suo acerrimo nemico, toporagno, lo possa trovare molto facilmente.
Nella pratica quotidiana quindi si potrebbe proporre un semplice percorso motorio, con ostacoli da superare, seguito da un’attività di coding unplugged ma non solo. Questa breve storia può diventare una preziosa occasione per riflettere insieme, grandi e piccini, rispetto alla consapevolezza che in qualsiasi momento fruiamo dei contenuti della rete, ad esempio guardando un video, oppure accettando la riproduzione automatica o anche più semplicemente cliccando sullo schermo, lasciamo delle tracce, che delineano il nostro profilo in rete.