di Marta Giudici, Federica Pelizzari e Michele Marangi
Venerdì 11 novembre, l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ha ospitato una giornata di studi che ha avuto lo scopo di restituire lo sviluppo del progetto di ricerca Coding&Learning, in cui si sono visti protagonisti STFoundation e ONG ACRA in collaborazione con CREMIT.
La proposta si è sviluppata come restituzione di un percorso di sperimentazione che ricercasse un modello pedagogico spendibile a livello didattico per la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado rispetto al concetto di Coding. Se siete interessati, maggiori dettagli sono riportati in questo articolo: https://www.cremit.it/coding-learning-un-progetto-per-lo-sviluppo-di-competenze-trasversali-con-il-pensiero-computazionale/
Ha aperto la giornata Simona Ferrari, docente associato dell’Università Cattolica, condividendo una prospettiva pedagogica rispetto al progetto, sottolineando come anche il CREMIT abbia avuto un’occasione sfidante di ricerca all’interno di questo percorso.
Ha evidenziato come il concetto di codice crei ambiguità per chi legge e si approccia a comprenderlo, soprattutto in contesto didattico che tende a portare tutte le idee all’interno di un linguaggio unicamente informatico.
Il progetto Coding&Learning ha provato a far fronte a questa ambiguità ponendosi in due direzioni che si intrecciano: una direzione è quella del mindstorm, intesa come “tempesta dei formatori” sottolineando come la situazione di andare “oltre il codice” sia sfidante, in particolare se si pensa alla contrapposizione tra dimensioni spesso viste come antitetiche e non complementari: la logica e la creatività, il controllo e la libertà, il pensiero scientifico e quello narrativo.
Allo stesso modo, come seconda direzione è emerso il concetto di powerful ideas, in relazione a quella che è stata l’esperienza degli alunni delle classi che hanno sperimentato il progetto, portando alla luce principalmente due sfide: l’essere co-designer, per quanto riguarda l’esperienza della scuola primaria e l’azione-intervento rispetto all’attività della scuola secondaria di primo grado.
La volontà del progetto ha messo in luce il problem solving, la creatività e la collaborazione proprio in relazione al coding: a partire da questo framework teorico si è sviluppata un’azione condivisa e significativa in cui al centro si poneva lo sviluppo di competenze, riprendendo le logiche del metodo EAS dell’ anticipare, produrre e riflettere.
Giovanna Bottani, director of operations di ST Foundation, condivide quello che è stato il percorso di ST Microelectronics dalla sua fondazione a quello che poi è stato definito un punto di svolta con l’arrivo della pandemia: è stata necessaria una revisione di quelli che erano gli obiettivi dell’azienda e di come venissero messi in campo, riscoprendo anche la possibilità di co-creare proposte con i partner per la lotta al Digital Divide in contesto educativo.
Il coding, anche con la sperimentazione di questo percorso di ricerca, si rivela nel suo essere un approccio trasversale, in cui posso mettermi in gioco e scoprire cose nuove indipendentemente dalle materie scientifiche, e non come disciplina fine a sé stessa.
Giulia Zivieri, coordinatrice Area Education (Italia-Europa) dell’ONG ACRA, condivide come il focus di ACRA sia la cooperazione internazionale e in particolare l’educazione alla cittadinanza globale. Il percorso di ACRA all’interno di questo progetto di ricerca si è sviluppato come conoscenza di una nuovo linguaggio per una didattica inclusiva, tenendo sempre presente quello che è il Digital Divide che esiste all’interno dei contesti.
“Stare al passo” sicuramente è stimolante per i ragazzi e per le proposte portate nelle classi, ma è altrettanto vero che è necessario tenere un occhio critico rispetto a quelle che sono le difficoltà a livello sociale per promuovere un contrasto alla povertà consapevole e praticabile. Viene sottolineato, inoltre, come il coding ha la necessità di uscire dall’aula scolastica e diventi approccio alla quotidianità per tutti.
Federica Pellizzari, PhD student in Education presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, condivide quelli che sono stati i risultati di questo percorso di ricerca tenendo presenti i tre punti focus della ricerca: problem solving, creatività, collaborazione che si intrecciano con quella che è l’esperienza sia degli alunni ma anche dei formatori-volontari di ST Foundation.
L’approccio di ricerca si è articolato con l’obiettivo di sviluppare le competenze collaborative e creative degli alunni, creando punti di contatto con l’Agenda 2030 e l’Educazione Civica Digitale.
La volontà del progetto e una delle sue sfide è stata proprio quella di creare e sperimentare attività-laboratorio co-progettate per le classi basandosi sul metodo EAS (anticipare, produrre, riflettere) e pensando un compito autentico per ciascun laboratorio.
Le classi protagoniste del percorso di ricerca sono state le classi terze della scuola primaria e le classi seconde della scuola secondaria di primo grado, in cui si sono distinte classi di controllo (classi non coinvolte nel progetto) e classi sperimentali (classi coinvolte nel progetto).
Per poter analizzare e condividere dati di ricerca è stato fondamentale utilizzare strumenti di monitoraggio rispetto al percorso di ricerca in cui si potessero evidenziare cambiamenti dati dalla proposta didattica. Gli strumenti sono stati diversi e utilizzati con obiettivi specifici così da avere un monitoraggio in itinere completo sia sulla formazione degli alunni delle scuola sia sul percorso formativo dei volontari ST.
Per quanto riguarda lo sviluppo degli apprendimenti degli alunni delle scuole è emerso come sia la competenza creatività (con un incremento del 3,27% nelle classi della scuola primaria e un incremento del 4,23% nella scuola secondaria) sia il collaborative learning abbiano valorizzato il percorso, mostrando passi di crescita e miglioramento sia per la scuola primaria sia per la scuola secondaria. In particolare emerge che l’ascolto reciproco e il rispetto del turno di parola hanno avuto un incremento notevole anche grazie alla proposta attiva che dava effettivamente modo agli alunni di avere voce in capitolo all’interno delle diverse situazioni-problema e proposte risolutive.
Infine, è stata data voce anche ai formatori nel monitoraggio, attraverso questionari e focus group, per permettere una maggiore consapevolezza e permettere di portare la loro percezione dell’intervento educativo messo in gioco.
Nell’ottica formativa e migliorativa è stato utile fornire ai formatori gli strumenti per riflettere attraverso un bilancio di competenze e, quindi, di come queste siano variate all’interno del percorso di formazione e dell’esperienza diretta in classe.
Chiude la giornata di studi Michele Marangi, docente dell’Università Cattolica e formatore, che fornisce una chiave di lettura, a conclusione del percorso, come rilancio e riflessione sull’azione svolta.
La modellizzazione pedagogica si sviluppa con la consapevolezza di quella che è la New Literacy Education (Rivoltella, 2020) e sull’occasione di sviluppare un approccio intersezionale che ripensa il concetto di competenza in modo non univoco e rigido ma modulabile e intrecciabile su più livelli.
Si evidenzia come la proposta e varietà di strumenti di monitoraggio abbia permesso analisi, osservazione e riflessioni con più punti di vista, portando quella che effettivamente è la complessità di un percorso di ricerca di questo tipo a far emergere più aspetti significativi che si sviluppano in contemporanea o in relazione tra loro.
Il modello presentato da questa ricerca è una proposta da ibridare in risposta a quello che è il contesto d’intervento e a quella che è la figura professionale che gestisce l’azione educativa. Le dimensioni emerse a fine di questo percorso sono diverse e coinvolgono più temi che possono intrecciarsi su tre livelli differenti: base, intermedio, avanzato.
L’obiettivo non può essere quello di riconoscersi all’interno di un unico livello, ma piuttosto quello di intrecciare più aspetti diversi, su livelli differenti, così da rispondere a quella che è la necessità pratica del formatore e quella didattica della classe.
In conclusione è possibile dire che questo modello ha caratteristiche di co-costruzione progressiva con possibilità di adattamento ai diversi tipi di situazioni, senza ritenere che questa possa essere una fragilità progettuale, ma piuttosto un punto di partenza da cui strutturare e adattare una proposta su misura per i formatori e per le scuole.
Per approfondire:
- https://www.cremit.it/coding-e-infanzia-tra-gioco-e-apprendimento/
- https://www.cremit.it/coding-learning-un-progetto-per-lo-sviluppo-di-competenze-trasversali-con-il-pensiero-computazionale/
- https://www.cremit.it/coding-come-risorsa-trasversale-un-master-di-i-livello-che-si-focalizza-sulla-sua-progettazione-e-conduzione/
- https://secondotempo.cattolicanews.it/news-coding-and-learning-nella-scuola-primaria-e-secondaria