Il 14 e 15 febbraio presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano si è svolto il seminario nazionale “Cittadinanza e cultura digitale”, organizzato dal Comitato Scientifico Nazionale per le Indicazioni Nazionali del primo ciclo e dalla Scuola Polo Nazionale per il Nord – I.C. Vaccarossi di Cunardo, con la collaborazione dell’U.S.R. Lombardia.
L’iniziativa si è aperta con una plenaria presso l’Aula Magna, davvero densa di riflessioni e analisi sul tema dello sviluppo della competenza mediale. Quali sono gli elementi più importanti che sono emersi? Sicuramente valorizzare quell’apprendimento per scoperta che rimette l’alunno al centro. Non è passato inosservato l’intervento appassionato dello studente dell’ITC Marconi di Verona che ha commentato la proposta didattica della sua insegnante da cui si evince quanto la scuola del fare, che non ha paura di sperimentare possa riuscire a motivare i ragazzi, a incuriosirli, e a contribuire allo sviluppo delle competenze.
«Oggi essere cittadini significa padroneggiare alfabeti più complessi di un tempo», ricorda Italo Fiorin, coordinatore del Comitato Scientifico Nazionale, parlando della rilevanza di sviluppare in scuola competenze mediali che consentano all’alunno di muoversi nella società attuale. Lo sviluppo del pensiero critico passa anche dall’educazione all’informazione che consiste nel sapere accedere alle notizie, selezionandole, discernendone l’attendibilità e verificandone le fonti, come ha spiegato Adriano Fabris, professore ordinario di Filosofia morale all’Università di Pisa aggiungendo che l’educazione alla cultura digitale non può che essere etica perché l’ethos contribuisce a creare il modo di pensare comune.
Pier Cesare Rivoltella, direttore del CREMIT, suggerisce di andare oltre la contrapposizione tra pensiero analogico e pensiero digitale muovendosi verso una pedagogia del digitale che formi persone capaci di processare informazioni con pensieri lenti e veloci (Kahneman, 2011) in una prospettiva di multi-literacy in cui il soggetto abbia un cervello bilingue (come suggerisce Marianne Wolf) quindi capace, in chiave integrata, di servirsi allo stesso modo del brainframe alfabetico e digitale.
Antonio Fini, Dirigente Scolastico all’IC di Sarzana, inizia la sua relazione mostrando dati da cui emerge chiaramente che spesso non è la scuola l’agenzia preposta a far sviluppare nei ragazzi competenza digitale: la strada da percorrere è ancora lunga. Viene proposto un sondaggio al pubblico presente in sala: affrontare in scuola la competenza digitale in chiave disciplinare o trasversale? La quasi totalità dei presenti è per la trasversalità che però implica assunzione di responsabilità da parte di tutto il CdC che si impegna a trattarla nella propria disciplina.
Sul tema del digitale, ricorda sempre Fini, sono presenti molti documenti, ma poche indicazioni chiare: il Sillabo dell’Educazione Civica Digitale e le Indicazioni Nazionali (2012 e 2018) in contesto nazionale. Non va dimenticato, il framework del DigComp redatto dal Join Research Centre della Comunità Europea con l’obiettivo di sviluppare le competenze digitali del cittadino europeo. Alle scuole il compito di analizzare i documenti e implementare nel proprio curricolo in modo sostenibile – «proprio perché inserire tutto non è possibile» come saggiamente ricorda Rivoltella – la competenza mediale, avendo cura di educare i ragazzi non solo “con i media” (l’insegnante si serve delle tecnologie implementandole nella sua didattica), ma soprattutto “ai media”, ossia sviluppando in loro pensiero critico e autonomia.
Rimandiamo anche alla lettura dello Steller di Alessandra Carenzio, che riprende diversi passaggi degli interventi dei relatori
Livia Petti
Questi i temi approfonditi nei workshop del 15 febbraio:
1. Ambienti di apprendimento per un uso responsabile della rete.
2. Tecnologie digitali e pensiero critico.
3. Digitale e personalizzazione degli apprendimenti.
4. Pensiero computazionale e didattica.
5. Ambienti di apprendimento digitali.
6. Digitale e discipline.
7. Cittadinanza, didattica e social network.