[Video] CISF FAMILY REPORT 2022 Famiglia&Digitale. Costi e opportunità

di Maria Cristina Garbui

[Video] CISF FAMILY REPORT 2022 Famiglia&Digitale. Costi e opportunità

[Video] CISF FAMILY REPORT 2022 Famiglia&Digitale. Costi e opportunità


Il Cisf Family Report 2022 ha analizzato in chiave multidisciplinare la portata del cambiamento che il digitale ha portato nelle nostre vite, anche alla luce delle continue emergenze (non più solo il Covid, ma anche la crisi economica, la crisi ecologica…) che le famiglie sono chiamate ad affrontare.

I costi economici del digitale, gli impatti sulle relazioni familiari, i consumi mediali e le attività online, la dad, la vulnerabilità sociale e quella relazionale prodotte dalla pandemia: sono questi i temi al centro del Rapporto.

Stefano Pasta, membro di Cremit e del Comitato Scientifico del Centro Internazionale Studi Famiglia (Cisf), ha scritto nel Rapporto il capitolo ‘La famiglia onlife: tra usi condivisi, dad e occasioni educative’ e all’interno del presente video presenta il Cisf Family Report 2022:

CISF Family Report 2022: Stefano Pasta, ricercatore Cremit, spiega i nuovi usi digitali in famiglia

Per meglio ripercorrere il rapporto Cisf, riportiamo alcuni passaggi dell’articolo dal titolo Famiglie onlife, tra usi condivisi, DAD e occasioni educative di Stefano Pasta pubblicato in Vita Pastorale nel dicembre 2022:

Famiglie onlife caratterizzate dalla condivisione dei momenti digitali più che dall’isolamento, in cui – almeno potenzialmente – i consumi mediali sono un’occasione educativa tra i membri. Genitori che hanno attraversato il lockdown e la prova della DAD con fatica, ma almeno in molti casi hanno aumentato la condivisione dell’esperienza scolastica dei figli. È questa la fotografia tra luci e ombre – Umberto Eco direbbe né apocalittica, né integrata – del rapporto tra famiglie italiane e tecnologie al tempo dell’emergenza sanitaria.

Vediamo ora i tratti che emergono dalla rilevazione 2022 del Cisf. Lo scenario è segnato da un lato (prevedibile) dalla crescita dell’uso delle nuove tecnologie e, dall’altro lato (forse meno intuitivo), dal miglioramento dei rapporti con i conviventi durante l’emergenza sanitaria. Un primo punto di interesse riguarda i consumi mediali: dai servizi di messaggistica (WhatsApp, Messenger) ai social media (Facebook, Instagram, TikTok), dalle piattaforme video e streaming (YouTube, Twitch) a quelle per videochiamate (Facetime, Zoom), per le famiglie con figli prevalgono nettamente gli usi condivisi (“insieme in famiglia”, o “sia da solo sia insieme alla famiglia”) rispetto a quelli in solitudine (“da solo”, oppure “solo da un altro membro”).

Confermano questo quadro anche i dati sulle attività svolte con i nuovi media: vi è una prevalenza di tempo condiviso tra familiari rispetto a quello solo individuale per giocare ai videogames/giochi online (42,7% vs 35%), guardare contenuti in streaming (79,1% vs 13,5%), partecipare a raccolte fondi online (21,1% vs 12,9%), fare la spesa/shopping online (52,7% vs 34%), cercare informazioni online (78,8% vs 18,8%), intrattenere rapporti con gli amici (70,8% vs 17,7%). Si tratta di un’immagine che è controintuitiva rispetto all’affermazione dei “personal” media rispetto alla precedente segnata dai media “di massa”.

Se il tempo condiviso è indubbiamente un’occasione, non per forza si traduce in esiti positivi. Lo psichiatra Serge Tisseron è noto per avere indicato la formula delle tre A – Accompagnamento, Alternanza, Autoregolazione – ai genitori e alle figure educative rispetto all’uso degli schermi da parte dei più piccoli (Screen Education). Diversi dati dall’indagine Cisf sono riletti nel Rapporto alla luce di queste attenzioni, che in Italia sono state approfondite dal Cremit (www.cremit.it) dell’Università Cattolica.

Il Rapporto dedica poi un focus al distance learning, ossia le diverse fasi di didattica a distanza (DAD) e di didattica digitale integrata (DDI). Da 0 a 10 l’insegnamento ricevuto dai figli alla scuola dell’obbligo è valutato 5,71; per quello universitario si raggiunge il 6,38. Se il riferimento è la votazione scolastica, la piena sufficienza non è raggiunta. Per i genitori italiani, la DAD è stata un’occasione – più forzata che scelta – per essere maggiormente coinvolti nella vita scolastica dei figli: nel 59,8% delle famiglie almeno uno dei due partner ha aumentato l’assistenza allo studio o ai compiti rispetto ai periodi di didattica in presenza (soprattutto per i genitori con buon livello di istruzione), che invece è rimasto invariato per il 33% e diminuito per il 4%. Più tempo scolastico trascorso con i figli ha causato fatica: da 0 a 10, la DAD “è stata faticosa come genitore” per 6,49. Crescono i giudizi negativi sulla DAD se la famiglia è povera, o straniera, e se il genitore ha un basso livello di istruzione, mentre diminuiscono per chi è più giovane, o ha buone possibilità di attivare capitale sociale. Per contro, dichiarano una fatica genitoriale di accompagnamento maggiore le famiglie benestanti e con alto titolo di studio: sono le stesse che hanno aumentato il tempo dedicato all’accompagnamento scolastico dei figli. Particolare è il caso degli alunni disabili (più faticoso, ma soprattutto giudizi più positivi sulla DAD rispetto agli altri) dove, dopo un primo periodo di spaesamento di fronte alla situazione inedita, le diverse forme e figure di sostegno hanno permesso di rimanere collegati alla classe e di sperimentare le opportunità della personalizzazione tramite la tecnologia.

La fotografia del rapporto delle famiglie con il digitale smentisce dunque una discorsivizzazione apocalittica che a lungo ha accompagnato il dibattito pubblico, collegandosi a una generale enfasi sui rischi. È l’errata idea che il digitale concorra alla distruzione della famiglia perché porta all’isolamento dei membri e in particolare dei figli. Emerge invece che i media digitali possono essere alleati della famiglia se l’occasione di accompagnamento educativo e di condivisione genitori-figli passa dall’essere in potenza alla messa in atto. Pertanto, un’indicazione della survey è quella di riempire di senso il tempo condiviso, ripensando l’uso dei nuovi media come “tecnologie di comunità”. È l’idea, teorizzata da Pier Cesare Rivoltella, che le tecnologie diventano il tessuto connettivo attraverso cui è possibile connettere i lembi di una comunità a diversi livelli: familiare, gruppale, di territorio, professionale. Vale anche per la famiglia, ad esempio videocollegando in chiave intergenerazionale nipoti e nonni, magari lontani per il virus, perché in RSA, in altro comune o nazione. I media digitali possono così rappresentare un’opportunità per ricostruire legami e rafforzare capitale sociale, quindi per (ri)costruire comunità.

Famiglie onlife, tra usi condivisi, DAD e occasioni educative | Vita Pastorale, dicembre 2022 di Stefano Pasta, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Alleghiamo qui anche l’indice del rapporto e il relativo comunicato stampa del 30 novembre 2022:


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