Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD). Previsioni per il 2018

di Iole Galbusera

Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD). Previsioni per il 2018



A gennaio 2018 è previsto un rilancio del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), presentato dal governo il 25 ottobre 2015: il Documento già si poneva con determinazione come fulcro della Scuola Italiana nell’era della, così detta, rivoluzione industriale 4.0 e ora vuole riproporre il proprio spirito di innovazione e semplificazione con una nuova politica (viva come la scuola, fatta da persone che la fanno crescere ogni giorno rinnovando, prima di tutto, loro stesse). Innovazione e semplificazione (o meglio, semplessità come direbbe Berthoz) sono infatti indicate dalle ultime dichiarazioni rese pubbliche sul web come le due spinte motrici necessarie ad un cambiamento irreversibile e senza fine.

Tale cambiamento auspicato dalla, e per, la scuola poggia però su di un equilibrio molto delicato, per il quale è importante, a due anni dalla nascita del PNSD, fare un bilancio di quelli che negli ultimi due anni sono stati i suoi punti di forza e quelli che invece sono aspetti ancora in fase di miglioramento, si spera, continuo.

Tra i punti di forza, la creazione ad hoc di atelier creativi, biblioteche scolastiche, laboratori territoriali e professionalizzanti (ad oggi, i soldi investiti per questo ammontano a 400 milioni di euro) testimonia una visione chiara di spazi e ambienti innovativi da rilanciare, soprattutto a favore delle periferie e dei piccoli centri; 300 milioni di euro di risorse pubbliche inoltre sono stati finanziati per l’identità digitale dell’ecosistema docente-studente per permettere agli insegnanti (e prossimamente a Dirigenti, personale amministrativo e allievi, così da documentare, tutelare e ottimizzare la loro impronta online) di accedere al sistema SPID e ai servizi offerti (come la Carta del Docente e il futuro portfolio digitale, correlati entrambi a S.O.F.I.A., il Sistema Operativo per la Formazione e le Iniziative di Aggiornamento in servizio, anche tramite MOOC); altri 150 milioni di euro hanno permesso fino al 70% delle scuole italiane di investire sulle competenze digitali degli studenti in termini di coding e cittadinanza digitale e per raggiungere il 100% si è pensato ad un nuovo curriculum fondato su 4 direttrici chiave (pensiero computazionale, educazione civica digitale, STEM e imprenditorialità) fin dal primo ciclo d’istruzione, con relativo accompagnamento delle risorse umane e infrastrutturali necessarie; proprio l’accompagnamento di comunità è l’ultimo punto di questo primo elenco a favore, grazie al coinvolgimento di oltre 700 stakeholder (tra le decine di migliaia di innovatori che ruotano, ad esempio, attorno alla piattaforma dedicata agli animatori digitali) per il presidio degli obiettivi di questa politica scolastica, secondo la quale “la scuola è di nuovo un investimento, e non più solo un costo”.

Tra i punti da migliorare invece, vi sono sia i servizi aperti dell’amministrazione digitale per favorire l’esperienza utente e permettere agli istituti di concentrarsi su offerta formativa e didattica, sia la formazione docenti rispetto alla qualità degli ambienti e dei contenuti proposti che troppo spesso hanno dovuto fare i conti con le difficoltà organizzative e il digital divide interno al corpo docente (la duplice soluzione prevista al riguardo è quella di continuare a formare i formatori e fornire schede metodologiche didattiche innovative); ci sarà infine da implementare, in collaborazione con il Ministero per lo Sviluppo Economico, l’accesso universale alla rete in fibra entro il 2020 (nonché ridurre i costi di connessione di 20 mila edifici situati nella zona grigia della Banda Ultra Larga) e da intervenire sui contenuti digitali per contrastare, da un lato, il gap culturale esistente tra chi adotta strategie quali il Bring Your Own Device e chi no e promuovere, dall’altro, l’educazione all’informazione digitale in oltre 1000 biblioteche scolastiche.

Al  suo secondo compleanno, il PNSD mostra risultati tangibili nel 60% dei casi e sembra aver recuperato ben 10 anni della politica scolastica precedente. Eppure, quello che ci si augura con il Nuovo Anno è uno scatto decisivo che mobiliti e interpreti il cambiamento in atto: “è la logica dell’innovazione, di dinamismo da costruire invece che di status da raggiungere, ad essere in moto. E il motore della scuola è acceso”. Che il 2018 sia per il mondo della scuola un anno innovativo e semplesso, ancor prima che una previsione, è quindi un augurio fiducioso e sincero che si ispira ad una verità scientifica: per tornare infatti al concetto iniziale di semplessità, Alain Berthoz, non a caso, parlando di apprendimento la definisce come l’unica attività creativa del cervello in grado di risolvere la complessità del mondo di cui si fa esperienza, così da concentrarsi sull’essenziale, tenere memoria del passato e avanzare previsioni mosse dalle migliori intenzioni per il futuro.

Al seguente link, l’articolo completo con alcuni dati scritto a due mani sul giornale online Agenda Digitale da Damien Lanfrey e Donatella Solda e, di seguito, la locandina presentata dal MIUR per il Piano Nazionale Scuola Digitale.

 

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